La storia di Nicoletta Zomparelli e Renée Amato, uccise a 49 e 19 anni dal finanziere 27enne Christian Sodano ne avrà riportata alla mente di molti un’altra: quella di Martina e Alessia Capasso, morte in circostanze simili, sempre a Cisterna di Latina, il 28 febbraio del 2018.

La storia di Martina e Alessia Capasso

Martina e Alessia avevano rispettivamente 8 e 14 anni di età quando, sei anni fa, furono uccise a colpi di pistola dal padre, il carabiniere Luigi Capasso, che poi si tolse la vita. Stavano dormendo nell’abitazione che condividevano con la madre Antonietta Gargiulo, quando l’uomo, che non si era rassegnato alla fine del suo matrimonio, le aveva colte di sorpresa nel sonno e aggredite dopo aver ferito gravemente la moglie.

La donna era sopravvissuta. Per le due sorelline non c’era stato, invece, niente da fare. Una tragedia per certi versi annunciata: in seguito a una prima aggressione alla moglie Capasso era stato infatti allontanato dalla casa di famiglia di Cisterna di Latina, incontrando le figlie solo saltuariamente. La più piccola ne aveva paura, perché aveva ben impresse nella mente le immagini di quando, pochi mesi prima, aveva alzato le mani sulla madre.

La più grande aveva continuato a vederlo, ma sempre meno, riferendo che “ogni volta che il padre la chiamava le chiedeva sempre della mamma”. Si erano sposati nel 2011. Poi tra loro qualcosa era cambiato e lei aveva deciso di lasciarlo. Quando se ne era andato di casa aveva cambiato la serratura. Non abbastanza per fermarlo. Il 28 febbraio del 2018, dopo aver aspettato che uscisse in garage per andare a lavoro, le aveva sparato tre colpi alla mandibola, alla scapola e all’addome, rubandole le chiavi di casa.

A dare l’allarme era stata una vicina che, notando il corpo riverso a terra della donna, aveva chiamato i carabinieri e i soccorsi. Quando erano arrivati sul posto, l’uomo si era barricato all’interno dell’abitazione. Poi si era sentito uno sparo. E al loro ingresso i militari dell’Arma avevano trovato senza vita lui e le due bambine.

Una tragedia annunciata

Sembra che la moglie lo avesse denunciato e che Capasso, originario di Secondigliano ma in servizio a Velletri, fosse stato temporaneamente sospeso dal lavoro. Poi, circa un mese prima della strage, aveva deciso di presentare un esposto contro di lei, accusandola di tenerlo lontano dalle bambine.

Antonietta era stata chiamata in commissariato e agli agenti che l’avevano ascoltata aveva raccontato delle sue continue violenze. Il 29 marzo successivo avrebbero dovuto incontrarsi in tribunale a Latina per discutere della loro separazione.

Capasso, che sentiva di non poter più esercitare il suo controllo sulla donna che un tempo l’aveva amato, si era sentito “messo alle stresse” e aveva deciso di ricorrere al gesto estremo. I due medici che lo visitarono in caserma e decisero di non toglierhli la pistola d’ordinanza nonostante la sua manifesta pericolosità sono finiti a processo.

I collegamenti con il duplice omicidio di Cisterna di Latina

Martina e Alessia vivevano a Cisterna di Latina. Alessia, la maggiore, frequentava la scuola di danza diretta dalla coreografa Maria Grazia Angeletti insieme a Renée Amato, che con la madre Nicoletta Zamporelli è morta per difendere la sorella Desyrée dall’ex fidanzato finanziere, che al culmine di una lite con la giovane era entrato in casa armato della sua pistola d’ordinanza, minacciando di far del male a lei e a sé stesso.

L’ennesima tragedia consumatasi nel comune latinense, commentata con queste parole da Antonietta Gargulio alla vigilia di San Valentino:

Domani è San Valentino, festeggeremo l’amore. Quale amore? Quello che uccide? Quello che usa le pistole? Quale amore? […] Oggi a Cisterna di Latina ancora morte, ancora terrore. Sempre la stessa rabbia, lo stesso dolore. Nessuno è immune, nessuno al sicuro. Non è amore. Non è vita. Non è un’emergenza sociale lontana da noi […]. Troppa omertà, ancora tanto da fare. Io continuo la mia battaglia. A Renèe, a Nicoletta, a tutte le donne e le giovani vite spezzate. Stop ai femminicidi.