Christian Sodano ha confessato di aver ucciso Nicoletta Zomparelli e Renée Amato, la madre e la sorella dell’ex fidanzata Desirée, dopo aver litigato con la giovane nella loro abitazione di via Monti Lepini a Cisterna di Latina. E che, se non fosse stato fermato, probabilmente avrebbe provato anche a togliersi la vita.
La confessione di Christian Sodano sul duplice omicidio di Cisterna di Latina
I fatti risalgono al 13 febbraio scorso. Il giovane, originario di Minturno ma in servizio ad Ostia, si trovava a casa dell’ex fidanzata Desirée Amato – che viveva insieme alla madre, al compagno Pino e alla sorella – dalla sera precedente perché, nonostante la fine della loro relazione, aveva continuato a frequentarla.
Le avevo chiesto di venire a vivere con me a Latina, ma lei non mi aveva ancora dato una risposta. Era dubbiosa. Volevo dare una svolta alla nostra storia per capire quanto valesse. Continuava a non darmi certezze, non è vero che mi aveva lasciato. Ne avevamo parlato anche nei giorni scorsi. Da poco eravamo andati in vacanza 4-5 giorni a Cuba con la sua famiglia, stavamo bene. Ma io volevo che andassimo ad abitare insieme,
ha spiegato Christian Sodano attraverso l’avvocato che lo difende, Lucio Teson. E ha aggiunto:
Lunedì sera è stata Desyrée a insistere affinché rimanessi a dormire a casa sua. Non era mai successo prima, ma non mi sentivo bene. Avevo marcato visita al lavoro. Abbiamo cenato, poi abbiamo dormito fino all’ora di pranzo di mercoledì. È stato allora che abbiamo cominciato a discutere perché lei non mi dava la risposta che attendevo.
A quel punto la situazione era degenerata. Dopo aver raggiunto il parcheggio della villetta, il 27enne, finanziere di professione, aveva infatti recuperato la sua pistola d’ordinanza, rientrando in casa armato.
Volevo togliermi la vita davanti a lei. Sono rientrato in casa armato, ma Desyrée si è messa a gridare ed è scappata via. È stato allora che sono comparse la madre e la sorella. Hanno urlato anche loro. Non mi hanno aggredito, non c’è stata colluttazione. Ma ho sparato a tutte e due,
ha proseguito Sodano. Nel frattempo Desirée aveva avuto la prontezza di chiudersi in bagno e poi nella camera da letto della sorella, saltando in giardino da una finestra per poi attraversare il foro della recinzione del cortile di casa e scappare per i campi, salvandosi.
Non le ho dato la caccia […]. Sono rientrato in casa: Renée era ancora viva, si muoveva: le ho sparato altri due colpi per non farla soffrire. Poi sono andato via in auto. Ho telefonato a mio zio, mi ha detto di aspettare la polizia a casa sua a Latina. Una volta arrivato in via Sgambati, ho tolto il caricatore dalla pistola e ho appoggiato entrambi sul divano. E ho atteso alla finestra che mi venissero a prendere,
le parole di Sodano, riportate dal Corriere della Sera.
La ricostruzione della Procura
Una versione dei fatti che non combacia con quella della Procura, ricostruita a partire dalla testimonianza della ragazza sopravvissuta, secondo cui Sodano avrebbe tentato di ucciderla – incontrando l’opposizione della madre e della sorella, di 49 e 19 anni – perché non aveva accettato la fine della loro storia.
A soccorrere la 22enne durante la sua disperata corsa era stato un benzinaio di Cisterna, che poi ai giornalisti aveva raccontato di averla vista arrivare sotto shock, in pigiama, dimenandosi e chiedendo aiuto. Poco dopo una pattuglia dei carabinieri l’aveva raggiunta e portata in caserma.
La testimonianza dello zio dell’omicida
Sodano era stato tratto in arresto a casa dello zio dopo averlo chiamato e avergli confessato il delitto. “Voglio tornare da mamma e papà”, gli avrebbe detto, facendogli intendere di volersi uccidere, visto che entrambi i genitori sono morti.
Lui l’aveva convinto a restare al telefono, passandogli suo figlio, il cugino, e rassicurandolo che tutto si sarebbe aggiustato. “Non so cosa gli sia passato per la testa”, ha spiegato poi ai giornalisti che lo hanno intervistato per capire se ci fossero state delle avvisaglie, dei comportamenti sospetti da parte del nipote.
È figlio unico, è stato amato e coccolato, forse anche viziato […]. Con la morte di mia sorella e mio cognato in pochi anni si è trovato completamente solo,
ha rivelato sempre al Corriere della Sera. La sua storia ricorderà a molti quella di Filippo Turetta, il 22enne di Torreglia che ha confessato di aver ucciso l’ex fidanzata Giulia Cecchettin a Vigonovo. I fatti risalgono all’11 novembre 2023.
Dopo aver sequestrato la giovane nella sua auto, Turetta l’aveva aggredita in “due atti di inaudita ferocia” a circa 150 metri dalla sua abitazione e poi nella zona commerciale di Fossò, colpendola con calci e pugni e con un coltello fino ad ucciderla.
Non accettava il fatto che lei lo avesse lasciato, confidandogli di volersi costruire una nuova vita: continuava a ricattarla emotivamente, costringendola a vederlo e a sentirlo con la scusa che altrimenti si sarebbe ammazzato.
Come faceva anche Andrea Incorvaia, la guardia giurata di 32 anni che all’inizio dello scorso anno aveva finito per sparare con la sua pistola d’ordinanza alla 23enne Giulia Donato, che aveva deciso di mettere la parola “fine” alla loro storia, togliendosi a sua volta la vita a Pontedecimo, fuori Genova.