Dallo scorso 12 gennaio è disponibile “Guardate com’è rossa la sua bocca”, il nuovo disco per pianoforte e voce di Fabio Cinti e Alessandro Russo in occasione dei 50 anni di carriera di Angelo Branduardi. L’album è stato accompagnato dall’uscita del singolo “Fou de love”.
Fabio Cinti: intervista a Tag24
In occasione dell’uscita di questo lavoro discografico, Tag24 ha contattato Fabio Cinti per parlare del disco e non solo.
Come arriva l’idea di pubblicare l’album Guardate com’è rossa la sua bocca?
Tutto è nato dal fatto che io e Alessandro Russo abbiamo spesso interpretato quelle canzoni, proprio pianoforte e voce, per conto nostro, a casa o nei ritagli delle prove per altri concerti. Finché ci siamo accorti che quelle interpretazioni potevano funzionare e essere messe su un disco. Di conseguenza ci siamo poi impegnati per fare uno studio più approfondito sui brani, sugli arrangiamenti e sull’interpretazione stessa.
Come nasce la collaborazione con Alessandro Russo?
Io e Alessandro ci conosciamo da più di quindici anni. Ci ha presentati un amico cantautore e da lì ci siamo trovati sempre d’accordo su tutto, sulle scelte degli arrangiamenti tanto dei miei brani quanto dei brani di altri.
Quanto Angelo Branduardi ha influenzato la tua crescita musicale?
Abbastanza… Potrei dire che Branduardi è stato anche un insegnante di chitarra, perché i suoi brani non sono semplici da eseguire e per riuscirci occorre un certo impegno. E poi, certamente da un punto di vista poetico e letterario, così come Battiato, se si approfondiscono le influenze e le citazioni dei testi delle sue canzoni, c’è tutto un mondo da scoprire.
Perché avete scelto Fou de love come singolo apripista del disco?
Perché è il brano più particolare degli otto selezionati, è al tempo stesso un brano pop ma con questa caratteristica di avere il testo scritto in più lingue.
Il rapporto con Morgan e con il sistema talent show
Nelle scorse settimane c’è stato un botta e risposta a mezzo stampa con Morgan: hai ancora qualcosa da dirgli?
Con Morgan c’è stato sempre un profondo rispetto l’uno per l’altro, e questo rispetto include anche dirsi le cose in faccia, anche a mezzo stampa. Ho molta stima di lui e gli voglio bene, e proprio per questo quando vedo o leggo di suoi comportamenti che affossano il suo talento non gli risparmio le mie critiche. Ovviamente lui, di risposta, cerca di minimizzare non tanto quello che dico ma me stesso direttamente. Sono felice quando fa il musicista, quando escono suoi dischi, quando fa concerti… il resto non mi interessa o mi fa solo arrabbiare. L’esperienza di X Factor, che è stata fantastica fino all’apice di un successo meritato, doveva finire proprio in quell’apice e inevitabilmente, invece, andando avanti, ha fatto sì che Morgan mostrasse il suo fianco a personaggi con cui non avrebbe niente da spartire.
Secondo te cosa dovrebbe cambiare nel sistema dei talent show?
Bisognerebbe che chi siede nelle poltrone dei giudici sia davvero competente. Invece ci mettono personaggi, gente che magari ha vinto quello stesso talent qualche anno prima. Purtroppo però, così come a Sanremo, non è la musica l’obiettivo, ma lo show… e in virtù dello show si spiega tutto, si spiegano le scelte. Da questo punto di vista Morgan e Agnelli sono stati due mosche bianche. D’altra parte, però, così è, e se si guarda lo show per quello che è, se non si pretende chissà che qualità e che cultura (parola che sembra fare più paura dei peggiori mostri), non c’è di che stupirsi e può perfino essere godibile.
Nel corso della tua carriera hai collaborato davvero con tanti artisti: ma c’è ancora qualcuno con cui vorresti farlo e perché?
Beh, ce ne sono tanti in realtà. In questo momento mi piacerebbe poter aver a che fare con Ivano Fossati.