“A Dire il Vero”, il nuovo film di Nicole Holofcener uscito nelle sale italiane lo scorso 8 febbraio.
Una divertente commedia, che affronta il tema delle bugie bianche e i problemi di coppia, che purtroppo non lascia il segno.
“A Dire il Vero” recensione
Beth (Julia Louis-Dreyfus) e Don (Tobias Menzies) sono una coppia di mezza età che conduce una vita matrimoniale felice e affiatata.
Condividono tutto con naturale gioia, persino il gelato dallo stesso cono.
Un’unione talmente stabile e inconsapevolmente impenetrabile che anche il figlio Elliot (Owen Teague) spesso si sente una presenza di troppo.
Beth fa la scrittrice; da ragazza ha pubblicato un memoir che le ha regalato un moderato successo, tiene un corso di scrittura creativa nel quale insegna agli altri come si diventa scrittori e ha da poco ultimato un romanzo che vorrebbe far pubblicare.
Don, il più giovane dei due, fa lo psicologo con scarsi risultati e inizia a non accettare il fatto che il suo volto sta invecchiando.
Uno strano momento di inquietudine lo colpisce all’improvviso e viene apparentemente scaturito da una verità che proprio non riesce a confessare a Beth: il nuovo manoscritto di lei non gli piace affatto.
Da quando ha letto e riletto il racconto della moglie non sa come affrontarla per dirle quel che pensa.
Anzi, ha continuato a ripeterle che gli è piaciuto moltissimo e la rassicura dicendole che certamente presto verrà stampato.
Questa bugia, all’apparenza insignificante, detta a fin di bene ha preso a scavare una voragine nella coscienza di Don così profonda che anche la sua carriera comincia a vacillare.
I suoi pazienti insoddisfatti non fanno mistero di una certa insofferenza verso il punto cieco nel quale finiscono tutte le loro sedute di terapia.
Ѐ come se nella sua esistenza non ci fosse più un briciolo di entusiasmo e in tutto questo il segreto che nasconde alla compagna lo destabilizza, buttandolo in una confusione ancor più grande.
Un giorno Beth, insieme alla sorella Sarah (Michaela Watkins), ascolta per caso una conversazione avvenuta tra Don e Mark (Arian Moayed), il compagno di Sarah.
Scopre così che il marito non apprezza il suo libro e che per tutto questo tempo le ha mentito.
Questa rivelazione inaspettata destabilizzerà irrimediabilmente le certezze di Beth e di conseguenza anche quelle del consorte, arrivando a mettere in discussione molti aspetti del loro matrimonio che fino ad allora gli era sempre sembrato così solido da non avere segreti.
Inizieranno entrambi a elaborare la nuova consapevolezza che dietro un rapporto a lungo così saldo, fatto di sicurezze fino ad allora ritenute certe, si possono nascondere due personalità ancora distinte e indipendenti, capaci di avere desideri e riflessioni che non sempre è facile condividere.
Capiranno che amare con dedizione la medesima persona per molti anni può portare a mescolarsi così tanto da avere il timore di mostrare se stessi quando i pensieri diventano più difficili da fronteggiare.
“A Dire il Vero” critica
La regista Nicole Holofcener dirige una gradevole commedia trattando temi come la paura d’invecchiare, i problemi coniugali e l’inadeguatezza genitoriale con delicata leggerezza.
“A Dire il Vero” è una storia divertente che ci fa affrontare il fatto che nessuno di noi è capace del tutto di dire sempre ciò pensa e ci ricorda l’inalienabile facoltà di potersi tenere le proprie opinioni per sé, ma anche il diritto alle idee individuali che non per forza devono sempre incontrare il consenso altrui.
Il film rappresenta una garbata riflessione sul timore che tutti noi abbiamo di non ricevere l’assenso degli altri, parlando direttamente alla nostra infantile e narcisistica necessità d’approvazione.
Chiacchiera col nostro io ego riferito, punzecchiandolo nei punti più fragili dove il rifiuto non è mai facilmente digerito.
Questa opera risulta nel complesso gradita, strappando risate e sorrisi, ma non può di certo essere annoverata tra i capolavori cinematografici contemporanei.
Il tutto rimane eccessivamente in superficie, non scava nella profondità del difficile universo dell’amor proprio, nella complessità della stima all’interno dei rapporti di reciprocità e del pantano di noia quotidiana nel quale spesso precipitano inconsciamente le unioni di lunga data a causa di un’eccessiva solidità.
La regia troppo semplice incatena questo spettacolo al mondo dei film per la tv, non lasciandogli la possibilità di spiegare le ali per volare più in alto.
Nicole Holofcener perde per pochissimo l’occasione di confezionare una rappresentazione degna di nota, non sviluppando trama e dialoghi a sufficienza.
Resta comunque una pellicola piacevole, perfetta per le domeniche pomeriggio, di cui però purtroppo ci si dimentica molto in fretta.