Una sentenza lungamente attesa da parte dei parenti e degli amici delle vittime per la tragedia di Rigopiano e che ha parzialmente accolto le loro richieste. La Corte d’Appello de L’Aquila ha condannato ad un anno e 8 mesi di reclusione l’ex Prefetto di Pescara Francesco Provolo con l’accusa di depistaggio.
Insieme alla sua ci sono state anche altre 7 condanne, mentre 22 sono le assoluzioni. Nel processo di primo grado Provolo era stato assolto.
Appello Rigopiano, la sentenza viene parzialmente riformata: condannato l’ex prefetto di Pescara
Lo scorso 18 gennaio ricorreva il settimo anniversario dalla tragedia di Rigopiano, quando una valanga travolse e distrusse un albergo alle pendici del Gran Sasso, uccidendo 29 persone. I familiari delle vittime si erano presentati a metà gennaio in aula per chiedere verità e giustizia sulla vicenda dolorosa che li ha coinvolti.
La risposta giudiziaria è arrivata oggi 14 febbraio. Oltre alla condanna per depistaggio di Francesco Provolo (ex Prefetto di Pescara), sono arrivate condanne anche per Enrico Colangeli (2 anni e otto mesi), tecnico comunale, e Leonardo Bianco (un anno e 4 mesi), dirigente della Prefettura di Pescara.
Dopo 5 ore di consiglio la Corte d’Appello de L’Aquila ha quindi deciso di non accettare le richieste dell’accusa, cambiando parzialmente anche i risultati della sentenza di primo grado dello scorso anno. Le condanne di Bianco e Colangeli, infatti, si vanno ad aggiungere a quelle precedenti, mentre l’accusa aveva chiesto 12 anni di reclusione per Provolo.
Una sentenza, quella di oggi, che è stata letta a camera chiusa nonostante la richiesta di assistere da parte dei parenti delle vittime. Da loro sono giunte diverse critiche alla sentenza, come ha affermato il padre di Emanuele Bonifazi, morto alla reception dell’hotel a Rigopiano:
Tutte le allerte valanga sono state ignorate. Con questa sentenza muore la prevenzione in Italia. Che la facciamo a fare? Ho provato molta confusione. Non hanno reso giustizia. Sono molto amareggiato perché non sono stati puniti i maggiori responsabili.
Provolo è stato condannato per aver detto il falso in una relazione stilata due giorni prima della valanga, asserendo che la Provincia avesse il controllo della viabilità nonostante le forti nevicate anche nella zona di Rigopiano. I giudici non hanno quindi stabilito che Provolo abbia qualche responsabilità nella strage.
Condanne invece confermate per Bruno Di Tommaso, gestore dell’albergo (deceduto e condannato per falso, con il reato ormai estinto) e Giuseppe Gatto, consulente che scrisse la relazione tecnica sulle tettoie dell’hotel a Rigopiano, su richiesta della società che lo gestiva.