La protesta dei trattori prosegue senza sosta in tutta Italia. Tra le città toccate nella giornata odierna Napoli e Salerno in Campania e Sassari, in Sardegna. Gli agricoltori accusano il governo di “non aver a cuore il futuro degli agricoltori, delle loro famiglie, dei loro sacrifici” e soprattutto della salute del consumatore.
Roberto Congia, portavoce dei pastori sardi, è stato intervistato per Tag24 sulla drammatica situazione in cui grava la comunità agricola regionale e nazionale, già presente a Roma insieme ad un folto numero di colleghi a Roma per protestare contro le politiche europee sulla produzione nella campagne ed incontrare il Ministro dell’Agricoltura Lollobrigida.
Intervista a Roberto Congia, portavoce dei pastori sardi
D. Fino ad ora ha visto un’apertura da parte delle istituzioni?
R. Non ho visto alcuna apertura da parte delle istituzioni. Ho partecipato ad un tavolo del ministero venerdì e poi tutto si è fermato. La protesta prosegue in Sardegna e in tutte le regioni. Io ho fatto una protesta per avere risposte ma non ne ho avute. L’apertura di un tavolo tecnico è un inizio ma non è una soluzione, un contentino con l’Irpef, noi vogliamo che si ridiscutano gli eco-schemi, il green deal, e non c’è stato.
D. Quali sono i prossimi passaggi della vostra protesta? Tornerete a Roma?
Se ci convocano o c’è un’iniziativa torneremo, ma non per quella del 15. Arriveremo a Bruxelles il 26, con tutte le regioni come si è deciso anche con Riscatto Agricolo. Mi auspico che continuino con la protesta senza ritiri.
Una battaglia degli agricoltori per un cibo etico, consapevole e sano sulle tavole degli italiani
D. Ritiene positivo il messaggio lanciato durante il Festival di Sanremo? Il popolo italiano cosa ne pensa secondo voi?
R. Sicuramente. C’era anche un rappresentante del presidio sardo a Sanremo, Fabio Pizzaris. Non penso che il pubblico sia a conoscenza e consapevole della situazione. Perché sennò ci sarebbe in Italia una rivolta popolare. Non è una battaglia solo degli agricoltori ma del consumatore, affinché arrivi sulle tavole un cibo etico, consapevole, sano e non cibi spazzatura. E non parlo di vermi e cavallette. C’è tanto cibo spazzatura che arriva da tantissimi posti diversi del mondo e arriva senza controlli, mettendo in crisi il settore agricolo nazionale ed europeo. Ed io su questi punti non ho visto alcuna risposta.
D. Cosa ne pensa dell’attuale gestione della Coldiretti?
R. Di sovranità alimentare nelle politiche di questo governo ci vedo solo il nome. Non la vedo né nel ministero, né nei sindacati che ci rappresentano. La Coldiretti è il sindacato che ha maggiori responsabilità, non sono solo le politiche europee. Le politiche europee vengono attuate dai governi nazionali, e i governi nazionali le attuano con i tavoli di paternariato e con le conferenze stato-regioni, dove la voce grossa la fanno i sindacati più rappresentativi. E non pensano a chi lavora in campagna, pensano all’industria che rendono gli agricoltori un condimista.
La colpa è del Governo o dell’Europa?
D. Il problema da dove proviene? E’ colpa dell’Europa?
R. Il problema non è dell’Europa ma di questo Governo. Il grano ha costi di produzione eccessivi ed importano grano canadese essiccato con il glifosato. Un ministero che applica la sovranità alimentare deve agire su queste cose e non vedo alcuna azione. Al primo tavolo sono stato convocato, al secondo già non mi hanno chiamato. Io dico quello che penso e soprattutto quello che serve per la Sardegna e per tutta l’Italia perché i problemi sono così ovunque.
D. Cosa ne pensa di tutti i politici che vogliono partecipare ai presidi?
Noi abbiamo le regionali ed io evito di coinvolgere politici, perché questa è una battaglia diversa, non voglio che si trasformi in una campagna elettorale. Noi vogliamo risposte nelle sedi istituzionali, non girando presidi, facendosi selfie e gesti di questo tipologia. Salvini è andato a Porto Torres e ha fatto una cosa inopportuna: si è fatto delle foto con un paio di suoi amici del partito, ma durante il corteo è stato maggiormente fischiato. E’ il ministro delle infrastrutture, non ci interessa delle foto o delle inaugurazioni, in Sardegna c’è tanto da fare.
Le spese e i disagi affrontati dagli agricoltori
D. Le attuali politiche, tra cui il M5S, ha contribuito a migliorare la situazione?
R. No, penso che se siamo a questo punto ci sono 30 anni di politiche sbagliate E’ il frutto di una politica agricola comunitaria che era nata per garantire il consumatore e far sì che il cibo fosse accessibile a tutta la popolazione. Adesso il senso è cambiato: l’agricoltore è l’attore dell’inquinamento. E questo non posso accettarlo, penso che ci siano altri settori che inquinano davvero, non posso concentrare e risolvere i problemi del pianeta facendo morire il settore agricolo. L’agricoltore deve essere visto come “custode dell’ambiente”, ci sono navi da crociera che inquinano di più e nessuno dice niente. In Sardegna abbiamo una raffineria che è passata agli olandesi e nessuno parla. Cosa inquinano, quattro mucche e un paio di pecore? Ci fanno rispettare dei regolamenti che non stanno né in cielo, né in terra.
D. In relazione alle spese e ai disagi? Quali sono i problemi che voi agricoltori attraversate?
D. Abbiamo avuto un aumento dei costi produttivi esorbitante, con la protesta del rincaro dei prezzi dopo la guerra in Ucraina, il credito d’imposta sul gasolio e hanno avuto il coraggio di togliere anche quello. E l’ha tolto il Governo, non l’Europa, un danno per tutte le aziende, anche per gli autotrasporti. Bisogna reintrodurre il credito d’imposta. Personalmente voglio tornare nella mia azienda, a lavorare tranquillo, anziché protestare ma è necessario. E’ vero, sto avendo molte perdite, ma proseguo la battaglia, perché è giusto arrivare ad una soluzione. Stiamo facendo molti sacrifici ma stiamo proseguendo. E’ dal 30 gennaio che non vedo più i miei figli.