L’Unicusano ha ospitato un’interessante mattinata di confronto che ha messo al centro la laicità dello stato italiano, partendo dal libro “Alla ricerca della laicità perduta” redatto dai professori Enrico Ferri e Giuseppe Cricenti. I due saggi partendo da una recente sentenza della Cassazione, sulla legittimità e l’opportunità di esporre in un’aula scolastica il crocifisso durante le lezioni. I giudici della Cassazione, riprendendo una giurisprudenza diffusa, regolano la questione dell’esposizione del crocifisso in luoghi pubblici (scuole, tribunali) considerandolo come un simbolo culturale e non religioso,
segno di tolleranza e di valori secolari che caratterizzano la tradizione italiana. TAG24 ha intervistato il professor Giuseppe Cricenti a margine del dibattito, a cui ha partecipato anche il Duca Guglielmo de Giovanni Centelles.

Alla ricerca della laicità perduta, di cosa parla il libro

Nel libro dei due professori viene sottolineato come la Cassazione arriva a sostenere che il crocifisso stia a fondamento della moderna laicità dello Stato e che debba considerarsi un “simbolo passivo”, incapace cioè di rinviare in modo diretto e chiaro ad una dottrina ed una religione particolari. Nel primo saggio si ribadisce il significato che sul piano storico e religioso assume il simbolo per eccellenza del Cristianesimo e il carattere divisivo che lo connota, per il rinvio alla vicenda della morte e della figura di Gesù, tanto fra cristiani che nei confronti dei musulmani e degli ebrei.

Nel secondo saggio si ribadiscono alcuni principi costituzionali che escludono la possibilità di scegliere un simbolo religioso su altri, anche se tale richiesta “venga dal basso”, cioè da una deliberazione presa a maggioranza da una classe di un istituto scolastico, come nel caso preso in considerazione dalla Cassazione. Si mettono anche in rilievo le incongruenze logiche e giuridiche del rinvio all’“accomodamento ragionevole”, per risolvere il caso.

Crocifisso nei luoghi pubblici, l’intervista al professor Giuseppe Cricenti