È stato picchiato e minacciato di morte nel carcere in cui è recluso per furto e uso indebito di carte di credito Miguel Angel Romero Chicclo, il padre della piccola Kata, scomparsa a Firenze il 10 giugno scorso. Stando a quanto ricostruito finora, a prenderlo di mira sarebbero stati dei detenuti di origini marocchine.
Perché il padre di Kata è stato aggredito in carcere?
Il diverbio culminato in rissa è avvenuto negli scorsi giorni all’interno del penitenziario La Dogaia di Prato, dove il padre di Kata è detenuto dallo scorso ottobre per furto e uso indebito di carte di credito dopo essere stato scarcerato e aver violato l’obbligo di firma.
Alla base ci sarebbe la presunta sottrazione da parte dell’uomo e dei suoi compagni di cella, due uomini di origini peruviane, degli indumenti appartenenti ad alcuni detenuti marocchini, che avrebbero poi fatto irruzione nella loro stanza per riprenderseli, picchiandoli.
Tutti e tre avrebbero riportato lesioni serie: il più grave è finito in ospedale con un taglio al sopracciglio; Miguel Angel Romero Chicclo con tumefazioni agli occhi e una ferita al braccio; il terzo uomo che era con loro con una contusione a una costola.
Ma sarebbero anche stati minacciati di morte. Per questo, secondo La Nazione, i vertici della struttura ne avrebbero già disposto il trasferimento.
A che punto sono le indagini sulla scomparsa della bambina peruviana
Mentre il padre continua a far parlare di sé, proseguono serrate le indagini relative alla scomparsa della piccola Kata, avvistata per l’ultima volta nel cortile dell’ex hotel Astor di via Magliarino lo scorso 10 giugno. Gli inquirenti sono certi che sia stata portata fuori dall’edificio. Come e da chi ancora non è chiaro.
Le posizioni dei tre ex occupanti che il giorno del rapimento erano stati visti uscire dalla struttura con borsoni e valigie che si pensava potessero contenere il corpo della bambina stanno per essere archiviate. Il genetista Ugo Ricci, che si è occupato degli accertamenti, ha infatti escluso la presenza, al loro interno, di tracce biologiche compatibili con quelle della piccola.
Restano indagati, quindi, lo zio materno e paterno di Kata, che potrebbero sapere di più di quello che dicono. Una delle ipotesi è che il sequestro della bambina sia infatti correlato al racket degli affitti dello stabile in cui anche uno dei due, Abel, era coinvolto. L’altra è che Kata sia stata rapita al posto di un’altra bambina, la figlia della donna che viveva con un narcotrafficante peruviano con debiti di droga.
La madre, che di recente è stata denunciata per lesioni aggravate per una rissa in discoteca, ha più volte chiesto a chiunque possa aver visto qualcosa di farsi avanti e parlare, ipotizzando anche che la bimba possa essere stata “rapita e venduta” da qualcuno che doveva conoscere le abitudini della famiglia. La sua speranza è di poterla ritrovare viva.
La segnalazione dalla Spagna
Qualche settimana fa dalla Spagna era arrivata ai carabinieri la foto di una bambina molto somigliante a Kata scattata da un passante fuori da un bus e Katherine era stata convocata in caserma per il riconoscimento.
Non aveva potuto confermare al 100% che si trattasse di lei, perché parte del viso non era visibile a causa del riflesso del vetro del finestrino del mezzo. Aveva detto di essere fiduciosa, ma di non volersi illudere.
Il procuratore capo Filippo Spiezia aveva fatto sapere che erano in corso delle attività in collegamento con l’estero per fare luce su questo e altri elementi relativi alla scomparsa.