Il tema mi ha sempre appassionato e venerdì prossimo di Massoneria e Chiesa cattolica avrò l’opportunità di parlarne alla Fondazione culturale Ambrosianeum insieme all’arcivescovo di Milano Mario Delpini, al presidente della Pontificia Accademia di Teologia monsignor Antonio Staglianò e il cardinale Francesco Coccopalmerio, già presidente del Pontificio Consiglio per i testi legislativi.
Quasi quarantacinque anni fa cominciai a chiedermi che cosa era la massoneria e quali rapporti aveva questo ordine iniziatico con la chiesa cattolica. Nel 1982, a settembre, cominciai a vivere dall’interno il mondo libero muratorio, quel pianeta fatto di persone, di storie, di gioie e di dolori, guardato con sospetto e talvolta con timore dalle gerarchie ecclesiastiche.
Dalla scomunica del 1738 siamo arrivati ai giorni nostri, a papa Francesco che attraverso la congregazione per la dottrina della fede ha ribadito l’inconciliabilità della fede cattolica con l’appartenenza massonica.
Dalla scomunica del 1738 al convegno di Milano con l’arcivescovo
Sul tema, nel corso degli ultimi cinquanta anni, si sono registrati alti e bassi. A tenue aperture sono seguite rigide chiusure. Alcuni vescovi, quelli di Arezzo e di Terni, hanno partecipato a iniziative pubbliche dei massoni e si sono beccati il rimprovero dei vertici della chiesa. Ora a Milano il confronto prosegue.
Si riallaccia un dialogo che era iniziato negli anni Sessanta tra l’allora gran maestro del Grande Oriente d’Italia Giordano Gamberini e il suo successore Lino Salvini da una parte e dall’altra un paolino, padre Rosario Esposito. Riunioni, confronti che poi si sono interrotti. Dal seminario all’ombra del duomo di Milano possono ripartire. In fondo, come ha scritto il cardinale Gianfranco Ravasi in un articolo del 2016, nel variegato panorama massonico si possono riscontrare valori comuni con quelli del mondo cattolico. Sarebbe bene ripartire da lì. Da ciò che unisce.
Stefano Bisi