Possibile svolta nel caso di Ilaria Salis, con la Procura di Milano che ha richiesto alla Corte d’appello milanese di negare l’estradizione in Ungheria per Gabriele Marchesi, indagato con la maestra 39enne per aver picchiato dei neonazisti durante un loro raduno a Budapest. Il motivo risiederebbe nelle risposte insufficienti fornite dall’Ungheria in merito ai diritti fondamentali della persona detenuta.

Caso Salis, il sostituto Pg: “Negare l’estradizione di Gabriele Marchesi e scarcerarlo”

Quello che arriva dalla Procura generale di Milano è un segnale che potrebbe lasciar filtrare uno spiraglio di ottimismo sulla vicenda di Ilaria Salis, la maestra 39enne detenuta in condizioni indecorose in Ungheria, con l’accusa di aver provocato lesioni gravi a due neonazisti.

Il sostituto Procuratore generale di Milano, Giulio Benedetti, ha richiesto, infatti, alla Corte d’Appello che venga negata l’estradizione in Ungheria per Gabriele Marchesi, 23enne co-imputato con la Salis per per i fatti dello scorso 11 febbraio del 2023.

“Risposte insufficienti dall’Ungheria su diritti fondamentali e trattamenti sanitari”

Per il Pg, l’Ungheria non ha fornito rassicurazioni sufficienti a garantire l’inviolabilità dei “diritti fondamentali della persona, soprattutto in relazione ai trattamenti sanitari che Marchesi riceverebbe – condizionale d’obbligo… – nelle prigioni ungheresi.

L’insufficienza di informazioni sul trattamento sanitario è una questione impeditiva della consegna del Marchesi. Pur con tutti i problemi che affliggono il nostro sistema carcerario, se un detenuto versa in condizioni gravi può essere ricoverato in un reparto ospedaliero. Quindi chiedo che non venga data esecuzione al mandato d’arresto europeo [e che Marchesi] venga scarcerato”.

Negare l’estradizione al 23enne sulla base di motivi di sicurezza e incolumità, potrebbe rappresentare, per la Salis, una ‘leva’ giudiziaria da utilizzare per richiedere la possibilità di scontare gli arresti domiciliari in Italia, soluzione ideale per il padre dell’imputata.

Non sono pochi, infatti, i dubbi relativi al trattamento carcerario subito dalla maestra italiana in Ungheria, come hanno reso evidenti le immagini dell’udienza dello scorso 29 gennaio, con la Salis in aula con catene a mani e piedi.

Per non parlare del murales terribile apparso a Budapest, che la ritrae addirittura impiccata e che indica un atteggiamento ostile anche da una parte dell’opinione pubblica ungherese.