Come è morto Marco Pantani? A vent’anni dai fatti sono ancora in molti a chiederselo, avanzando teorie sul decesso del ciclista, spentosi all’età di 34 anni nella stanza D5 di un hotel di Rimini dopo aver scalato su due ruote vette memorabili, conquistando il cuore di tutti gli italiani.
Come è morto Marco Pantani? Le teorie sulla causa della morte
“Non so se ci sarà un altro giorno per me”, aveva detto Marco Pantani a un ospite del residence “Le Rose” alla vigilia della sua morte, avvenuta il 14 febbraio del 2004 all’interno della stanza in cui alloggiava. Quando fu trovato senza vita dai primi agenti accorsi sul posto, attorno alle 20.30 di sera, il suo corpo giaceva a terra con solo i jeans addosso. Accanto c’erano psicofarmaci, residui di sostanze stupefacenti e lettere incomprensibili.
Secondo il medico-legale che si occupò dell’autopsia, era deceduto qualche ora prima, tra le 11.15 e le 12.45, per insufficienza cardiaca, dopo aver assunto massicce dosi di medicinali e di droga. La sua stanza era chiusa dall’interno. Si era subito pensato, quindi, a un suicidio oppure a una morte accidentale. Le prime indagini portarono all’arresto e alla condanna delle due persone che avevano ceduto al ciclista le dosi letali, provocandone, indirettamente, la morte: Fabio Miradossa e Ciro Veneruso.
Il primo patteggiò quattro anni e dieci mesi di carcere; il secondo tre anni e dieci mesi. Si decise, però, di continuare ad indagare. Alla prima inchiesta, riaperta e poi archiviata, ne seguì una seconda nel 2015-2016. Tre anni fa, su impulso della Commissione Antimafia, ne è stata aperta una terza. Questa volta con l’ipotesi di omicidio volontario.
L’ipotesi dell’omicidio
Si ipotizzava che Pantani potesse essere stato preso di mira da qualcuno, venendo costretto ad assumere i farmaci e gli stupefacenti che gli erano stati consegnati da Miradossa e Veneruso. Questo perché lo stesso Miradossa, ascoltato dagli inquirenti, aveva dichiarato di essere certo che il ciclista fosse stato ucciso, sottolineando il fatto che i 20 mila euro che avrebbe dovuto avere con sé nella sua stanza non erano mai stati ritrovati.
Si pensava che il suo decesso potesse essere collegato, in particolare, ai fatti di Madonna di Campiglio. Fatti risalenti al 1999, anno in cui Pantani era stato escluso dal Giro d’Italia per l’ematocrito alto. Già in passato le Procure di Trento e di Forlì avevano infatti indagato per capire se dietro quell’episodio ci fosse stato un complotto ordito dalla criminalità organizzata, che contro di lui aveva scommesso clandestinamente e che quindi poteva aver fatto alterare le sue analisi del sangue.
Nel corso dei nuovi accertamenti sono stati ascoltati una ventina di testimoni: Mario, il tassista di Cesenatico che aveva rivelato al programma Le iene di Mediaset di aver portato due ragazze cubane all’hotel Le Rose la mattina in cui Pantani morì, ma anche gli amici e il personale di servizio dell’albergo. Persone che potevano aver avuto dei contatti con il ciclista ed essere venute a conoscenza di qualcosa di rilevante. Non è emerso niente.
Nessun elemento che farebbe pensare che le tante piste alternative avanzate nel corso degli anni possano essere veritiere. L’unica certa, che è anche la più difficile da accettare per i tifosi, resta la prima, quella dell’overdose, secondo cui Pantani morì da solo. Dal 1999, del resto, aveva iniziato a soffrire di depressione: aveva accusato la brusca interruzione di una carriera che l’aveva portato in cima al mondo. E, secondo alcuni testimoni, non di rado faceva uso di cocaina.