Secondo l’Inps circa 1 pensionato su 3 riceve un importo inferiore a 1.000 euro al mese, una cifra che non garantisce sicuramente un reddito sufficiente per far fronte al costo della vita. Nonostante il tentativo del Centrodestra di elevare l’importo delle pensioni minime a almeno 1.000 euro, il 2024 ha visto fermarsi la soglia a 614,77 euro, grazie all’incremento straordinario del 2,7% previsto dalla legge di Bilancio 2023.
Per coloro che percepiscono un assegno pensionistico particolarmente basso, la domanda su come aumentare il proprio reddito diventa centrale. Tuttavia, è importante sottolineare che, sebbene esistano soluzioni per migliorare la pensione, raggiungere la soglia dei 1.000 euro al mese potrebbe non essere possibile, a meno che si ricevano contemporaneamente altre prestazioni come l’indennità di accompagnamento, riservata agli invalidi civili totali con incapacità motorie o di svolgere attività quotidiane normali, o la pensione di reversibilità.
Pensioni, come aumentare l’importo della minima?
Quando ci si trova ad avere una pensione particolarmente bassa, molto al di sotto della soglia dei 1.000 euro, esistono alcune prestazioni integrative che possono contribuire ad aumentarne l’importo. Parliamo di maggiorazioni sociali e integrazioni al trattamento minimo, strumenti che, nei casi migliori, consentono di portare l’importo della pensione fino a 735,05 euro al mese (dato aggiornato al 2024).
Tuttavia, è fondamentale sottolineare che l’accesso a tali prestazioni non avviene automaticamente: è il titolare della pensione che deve presentare una specifica domanda all’Inps. In molti casi, la mancata conoscenza delle normative pensionistiche potrebbe comportare la non applicazione di incrementi a cui il pensionato avrebbe diritto qualora ne avesse fatto richiesta.
A questo proposito, è disponibile nell’area personale My Inps un servizio chiamato “Consulente digitale delle pensioni”, attivo online dalla primavera del 2022. Questo strumento assiste i pensionati nella verifica di potenziali diritti inespressi, consentendo loro di avanzare richieste immediatamente nel caso in cui siano titolari di maggiorazioni e incrementi.
Ad esempio, se la pensione è inferiore alla soglia minima di 598,61 euro nel 2024, è possibile richiedere l’integrazione fino a raggiungere tale importo, che, come stabilito dal governo Meloni per quest’anno, sale a 614,77 euro grazie all’integrazione aggiuntiva e straordinaria.
Successivamente, i pensionati con almeno 70 anni di età possono chiedere l’incremento al milione, che comporta una maggiorazione di 136,44 euro, portando così l’importo complessivo della pensione a 735,05 euro. Da notare che è possibile beneficiare dell’incremento al milione anche in età inferiore, grazie a una riduzione di 1 anno per ogni 5 anni di contributi maturati, fino a un massimo di 65 anni anagrafici.
Assegno sociale
Quando ci si trova a percepire una pensione molto bassa, è possibile integrarla presentando una richiesta per l’Assegno sociale. Questo strumento non è riservato solo a coloro che, raggiunta l’età di 67 anni, non sono riusciti ad accedere a un trattamento previdenziale, ma è disponibile anche per chi percepisce una pensione di importo inferiore all’Assegno sociale stesso.
L’intento è quello di aumentare l’importo totale della pensione, con l’accortezza di considerare che la somma complessiva dei due trattamenti non può superare l’importo dell’Assegno sociale. In pratica, coloro che percepiscono un trattamento previdenziale inferiore a 6.947,33 euro all’anno (valore aggiornato al 2024) possono richiedere l’Assegno sociale.
Assegno di inclusione
È importante notare che l’eventuale reddito del coniuge viene anch’esso preso in considerazione. In questo caso, la somma dei redditi complessivi non può superare i 13.182,78 euro all’anno (il doppio del valore annuale dell’Assegno sociale). Nel caso in cui il pensionato faccia parte di un nucleo familiare composto solo da individui di età superiore ai 67 anni o da persone con disabilità, può richiedere l’Assegno di inclusione.
Attraverso questo strumento, la pensione può essere integrata con un importo variabile in base alla composizione e al reddito familiare. Ad esempio, in un nucleo con un solo componente, l’assegno previdenziale può beneficiare di un’integrazione fino a 7.560 euro all’anno, corrispondenti a 630 euro al mese.
Inoltre, è possibile ottenere un ulteriore supplemento di 150 euro al mese per il rimborso di eventuali spese di affitto per la casa di abitazione. Per avere diritto a queste integrazioni, è richiesto un reddito familiare non superiore a 7.560 euro, soglia aumentata a 9.360 euro nel caso di affitto.
Se nel nucleo familiare del pensionato ci sono componenti con meno di 67 anni, è comunque possibile fare richiesta per l’Assegno di inclusione, ma in questo caso si applicano regole di calcolo diverse.
Ritorno al lavoro
Un’efficace strategia per incrementare l’importo della pensione, sebbene non immediatamente, è considerare il ritorno al lavoro.
La possibilità di riprendere un’occupazione è praticamente libera, con poche restrizioni, se si escludono i casi specifici come la quota 103. La normativa attuale consente infatti la completa cumulabilità tra redditi derivanti dal lavoro e pensione, offrendo ai pensionati la libertà di tornare al mondo del lavoro.
Un beneficio aggiuntivo derivante dal rientro al lavoro è la possibilità di versare nuovi contributi previdenziali. Questo aspetto assume importanza nel lungo periodo, in quanto i contributi aggiunti possono essere utilizzati per richiedere un aumento della pensione. Il meccanismo specifico noto come “supplemento di pensione” permette di presentare tale richiesta ogni 5 anni, oppure, una sola volta, dopo 2 anni dalla liquidazione della pensione o dall’ultima domanda di supplemento.
Indennità di accompagnamento
Un altro aspetto da considerare è la potenziale integrazione della pensione attraverso l’indennità di accompagnamento. Questa prestazione assistenziale è destinata a coloro con un’invalidità al 100% e la necessità certificata di supporto nella deambulazione e nelle attività quotidiane. Non esistono requisiti reddituali per accedervi, e il suo importo, fissato a 531,76 euro per l’anno in corso, rappresenta un ulteriore supporto finanziario.
Pensione di reversibilità
Un ulteriore strumento per incrementare l’importo pensionistico è rappresentato dalla pensione di reversibilità, ottenibile su richiesta in caso di decesso del coniuge. Il beneficiario ha diritto al 60% della quota di pensione maturata dal defunto, percentuale che può aumentare fino al 100% in presenza di due o più figli.
È importante sottolineare che pensione diretta e pensione di reversibilità non sono completamente cumulabili. Eventuali tagli vengono applicati quando l’assegno del superstite supera 3 volte il trattamento minimo di pensione, fissato a 7.781,91 euro per il 2024. I tagli aumentano proporzionalmente con il reddito, arrivando al 50% per redditi superiori a 38.909,55 euro (cinque volte il trattamento minimo).
Infine, è fondamentale evidenziare che la pensione di reversibilità non è automatica, ma richiede una specifica domanda da parte degli interessati.
Intanto, nella provincia autonoma di Bolzano, è stata approvata la delibera per aumentare l’importo delle pensioni minime a 1000 euro.