Tra i documenti essenziali per il calcolo dell’Isee, rientrano il saldo e la giacenza media di tutti i conti correnti intestati e cointestati ai membri del nucleo familiare sono fondamentali. È importante ricordare che, per il calcolo dell’Isee, vengono considerati redditi e patrimoni relativi a due anni prima della presentazione della Dichiarazione Sostitutiva Unica (Dsu). Pertanto, è legittimo chiedersi cosa accada se in quel lasso di tempo si è verificato un aumento dei fondi sul conto corrente.
Quanto incidono i soldi in banca sull’ISEE?
La presenza di soldi su un conto corrente influisce sull’Isee, ma il peso maggiore è attribuito al reddito dichiarato. A volte, una persona con risparmi consistenti potrebbe avere un conto corrente ben fornito nonostante un reddito minimo, mentre il contrario potrebbe accadere a una persona con risorse finanziarie limitate che ha accumulato risparmi nel tempo.
Il conto corrente incide sull’Isee solo in misura limitata, poiché ciò che conta maggiormente sono i redditi dichiarati per l’Irpef, derivanti da lavoro autonomo, lavoro dipendente, lavoro professionale, lavoro imprenditoriale e simili.
Il patrimonio mobiliare complessivo, che include il conto corrente, contribuisce al calcolo dell’Isee con una percentuale del 20%, mentre l’80% rimanente è rappresentato dai redditi Irpef. È importante ricordare che sul valore del patrimonio mobiliare si applica una detrazione di 6.000 euro, con un incremento di 2.000 euro per ogni componente del nucleo familiare e di 1.000 euro per ogni figlio oltre il secondo, fino a un massimo di 10.000 euro. Ad esempio, una persona con un coniuge a carico avrà una detrazione di 8.000 euro, mentre una persona con coniuge e un figlio avrà una detrazione di 10.000 euro (2.000 x 2).
Quali conti rientrano nell’ISEE?
Quando si richiedono prestazioni socio-assistenziali dalle istituzioni, è spesso necessario presentare un Isee aggiornato, che rappresenta l’indicatore della situazione economica familiare. L’Isee si ottiene attraverso la presentazione di una dichiarazione, chiamata Dsu (dichiarazione sostitutiva unica), contenente tutte le informazioni necessarie a descrivere la situazione economica del nucleo familiare, compresi i dettagli sui conti correnti, anche su conti PostePay e PayPal.
È fondamentale che tutti i componenti del nucleo familiare siano onesti nel comunicare la disponibilità di somme, comprese quelle detenute in banche estere, al fine di evitare rischi legali come l’incriminazione per truffa ai danni dell’Inps. I conti correnti cointestati devono essere inseriti solo per il 50% del loro valore.
È necessario indicare nel calcolo dell’Isee anche i conti correnti pignorati, a meno che non sia già intervenuto l’ordine del giudice che ha assegnato le somme pignorate al creditore procedente. Nel caso di pignoramento da parte di Agenzia Entrate Riscossione, l’acquisizione delle somme avviene automaticamente dopo 60 giorni dal pignoramento, senza necessità di un ordine giudiziario.
Nell’Isee, non bisogna indicare il saldo del conto corrente, ma la giacenza media annua, calcolata sulla base degli importi a credito nel corso dell’anno. Questa misura mira a prevenire manipolazioni dell’indicatore di ricchezza attraverso movimenti di fondi prima della richiesta dell’Isee.