Un episodio gravissimo è avvenuto a Terni, capoluogo umbro, stamane, 12 febbraio. Un detenuto è morto, suicidandosi nella sua cella in carcere. Un’altra morte che si somma a quelle, sempre più frequenti, delle ultime settimane.

Terni, morto detenuto in carcere: è suicidio

Un detenuto si è suicidato questa mattina, 12 febbraio, intorno alle 10:30, nella sua cella del carcere di Terni. Il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria (SAPPE), con una nota, scritta dal segretario generale, ha affermato la propria vicinanza alla famiglia:

Siamo costernati e affranti, un detenuto che si toglie la vita in carcere è una sconfitta per lo Stato e per tutti noi che lavoriamo in prima linea

Una morte, sostiene il segretario, Donato Capece, di cui lo Stato è responsabile e che si somma agli altri decessi delle ultime settimane. L’ultimo, a Latina, proprio ieri: era il diciassettesimo dall’inizio del 2024. A dare l’annuncio della notizia, il segretario nazionale per l’Umbira del Sindacato, Fabrizio Bonino, che ha scritto:

Verso le 10.30,  nel carcere di Terni, si è consumato un nuovo dramma che vede il suicidio di un detenuto – ristretto per tentata rapina, poi inviato ai domiciliari e poi di nuovo in carcere per violenze in famiglia. L’uomo, un albanese di 46 anni – è stato trovato nella propria cella è stato trovato privo di vita e sono stati inutili i tentativi di soccorso da parte dei sanitari e del personale di Polizia Penitenziaria

Sono ancora in corso le indagini per stabilire il movente che ha spinto l’uomo a un simile e tragico gesto. Un dramma che torna ad alimentare le polemiche e che vedono il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria in prima linea.

Troppe le denunce del Sindacato per il mancato recepimento dei richiami e il vaglio delle carenze di cui soffre il sistema penitenziario nel nostro Paese, come ha sottolineato Bonino:

La carenza di operatori sanitari, psicologi e psichiatri è il punto cruciale della questione. A nostro avviso servono concorsi regionali e assunzioni di personale sanitario da destinare esclusivamente alle carceri campane

Capece, invece, mette in luce l’importanza di prendersi le proprie responsabilità e la necessità di azioni concrete per arginare le problematiche:

Chiunque, ma soprattutto chi ha ruoli di responsabilità politica ed istituzionale – penso in primis ai Sottosegretari alla Giustizia Delmastro e Ostellari, ognuno per quanto di competenza per delega ministeriale – dovrebbe andare in carcere a Terni a vedere come lavorano i poliziotti penitenziari, orgoglio non solo del SAPPE e di tutto il Corpo ma dell’intera Nazione. L’ennesimo suicidio di un detenuto in carcere dimostra come i problemi sociali e umani permangono: è il suicidio di un detenuto rappresenta un forte agente stressogeno per il personale di polizia e per gli altri detenuti

E aggiunge:

È fondamentale dare corso a riforme davvero strutturali nel sistema penitenziario e dell’esecuzione della pena nazionale, a cominciare dall’espulsione dei detenuti stranieri, specie quelli – e sono sempre di più – che, ristretti in carceri italiani, si rendono protagonisti di eventi critici e di violenza durante la detenzione. E se a tutto questo si aggiunga la gravissima carenza di poliziotti penitenziari. Come si fa a lavorare così?