“Dell’elmo di Scipio s’è cinta la testa” è uno dei passaggi più significativi del “Canto degli italiani”, l’opera di Goffredo Mameli e Michele Novaro che è in seguito diventata l’Inno d’Italia. Ma chi era lo Scipio protagonista di quel verso?
Chi è lo Scipio dell’Inno di Mameli?
Goffredo Mameli, di cultura classica, ricorda Scipione l’Africano, il generale romano che nel 202 avanti Cristo sconfisse a Zama (l’attuale Algeria) il cartaginese Annibale.
Si tratta dunque di Publio Cornelio Scipione, un giovane condottiero romano nato nel 235 a.C. a Roma. Appartenente a una delle famiglie più antiche e illustri della città, Scipione si distinse fin da giovane per le sue doti militari durante la Seconda Guerra Punica, combattendo contro il celebre condottiero cartaginese Annibale.
La sua strategia e la sua capacità di apprendimento furono cruciali nella vittoria contro Annibale, e la sua genialità militare gli valse il soprannome “l’Africano” dopo la vittoria nella battaglia di Zama, combattuta in Africa nel 202 a.C. Le gesta di Scipione e Annibale, caratterizzate da tattiche geniali e leggendarie, sono rimaste nella storia come esempi di leadership e intelligenza militare.
Nel “Canto degli Italiani”, Mameli cita questo questo episodio storico suggerendo l’immagine di un’Italia che, ormai pronta alla guerra d’indipendenza dall’Austria, si cinge figurativamente la testa dell’elmo di Scipione come richiamo metaforico alle gesta eroiche e valorose degli antichi Romani.