A soli 21 anni, durante l’assedio di Roma, Goffredo Mameli trovò la sua fine a causa di una ferita sul campo di battaglia. Divenuto assistente di Garibaldi, Mameli si distinse nei combattimenti contro i borbonici, partecipando attivamente alle battaglie di Palestrina e Velletri nel maggio del 1849. Un momento cruciale fu la sua partecipazione nella difesa della Villa del Vascello sul colle del Gianicolo. Durante l’ultimo assalto del 3 giugno a Villa Corsini, occupata dai francesi, Mameli fu ferito alla gamba sinistra. Purtroppo, la ferita si complicò con la gangrena, rendendo inevitabile l’amputazione.
Successivamente, si manifestò un’inaspettata infezione, aggravandosi gradualmente e portando Mameli alla morte per setticemia il 6 luglio 1849, nell’ospizio di Trinità dei Pellegrini, dove la sua lapide permane come testimonianza. Le sue ultime parole rimangono memorabili: “Muore un uomo, ma non muore un’idea”.
Dove si trova la tomba di Goffredo Mameli?
Inizialmente sepolto nella chiesa di Santa Maria in Monticelli, la sua salma fu successivamente ritrovata dopo la presa di Porta Pia e trasferita al Verano, dove oggi sorge il suo monumento funebre. Nel 1941, in un gesto di riconoscimento, le sue spoglie furono traslate al Gianicolo, trovando riposo nel ricostruito Mausoleo Ossario Garibaldino. Curiosamente, il suo cervello è conservato nel Museo di Anatomia Umana di Torino.
Sulla tomba di Mameli è scolpita questa frase:
….però il mio dolore è profondo e lo tengo sacro, è tutto per me. Cerco di essere degna del figlio. E d’una italiana, me lo divinizzo, lo considero come un martire, e come tale non lo piango….
Genova 22 agosto 1849
Adelaide Zoagli Mameli