Non si placano le proteste per la situazione dell’ex Ilva di Taranto, con le aziende dell’indotto che questa mattina hanno consegnato le chiavi dei loro stabilimenti al prefetto Paola Dessì. Un segnale chiarissimo, che sottolinea come le imprese sono costrette a rimanere chiuse fino a quando non saranno saldati i pagamenti arretrati dovuti dall’acciaieria.

Ex Ilva, aziende dell’indotto portano le chiavi degli stabilimenti al prefetto: “Situazione ormai precipitata”

Un gesto simbolico e, al tempo stesso, eclatante, quello posto in essere dai titolari delle imprese appaltatrici di Acciaierie d’Italia (ex Ilva). L’ennesimo di una mobilitazione che va avanti da settimane e non accenna a fare sconti, di fronte a una situazione che appare sempre più complicata.

Il lavoro negli stabilimenti è costretto, dunque, a fermarsi, almeno finché non saranno saldati i diversi milioni di pagamenti arretrati dovuti dall’ex Ilva. Un gesto che esprime la protesta contro il modo in cui il governo sta affrontando (o non affrontando…) la questione.

L’Aigi (Associazione Italiana Giuristi di Impresa), che rappresenta le aziende dell’indotto di Acciaierie d’Italia, spiega in una lettera al prefetto come la consegna delle chiavi sia conseguenza della constatazione dell’assenza “di responsabilità politica a tutela delle imprese che hanno consentito alla grande fabbrica di essere considerata strategica per il Paese“.

Aigi parla di “situazione precipitata” nelle ultime settimane, a causa dello scontro tra governo e Arcelor Mittal e all’affacciarsi dell’amministrazione straordinaria come prospettiva sempre più concreta per l’ex Ilva.

“In questo stato di estrema e grave incertezza lo stabilimento siderurgico rischia il collasso – come ha dichiarato l’ad Lucia Morselli nel corso dell’udienza per la composizione negoziata della crisi – al punto che le nostre aziende hanno dovuto avviare la cassa integrazione per i lavoratori al fine di garantire loro il sostegno al reddito e non saranno nemmeno nelle condizioni di onorare le scadenze fiscali e previdenziali”.

Aziende dell’indotto di Acciaierie d’Italia al governo: “Siamo al colmo della disperazione”

Nella lettera di Aigi trapela ben poca fiducia per le prossime mosse dell’esecutivo, impegnato a fornire garanzie per l’acciaieria ma che appare incapace di considerare, al contempo, le necessità delle imprese appaltatrici a essa collegate.

“Dopo quasi un mese di pacifica agitazione, e con il rischio che nelle prossime ore vengano concesse misure protettive a favore di AdI, senza che al contempo si siano concretizzate delle misure volte alla garanzia dei crediti e a una immediata immissione di liquidità, gli imprenditori dell’indotto sono al colmo della disperazione dopo aver ben compreso che anche le misure promesse dal Governo e contenute nel DL 2/24 si riveleranno una scatola vuota”.