Tra gli interventi più belli che ho letto in questi giorni per onorare la Giornata del Ricordo è quello di Marcello Flores d’Arcais, storico tra i più attenti e senza paraocchi. Lo ha fatto nella sala del consiglio comunale di Siena, la città di cui è stato una quindicina di anni fa assessore alla cultura.

Ha ricordato di aver iniziato molto giovane l’insegnamento universitario, a Trieste nel 1975. “Lì, l’anno successivo, – ha detto – ci sarebbe stato il processo ad alcuni responsabili della Risiera di San Sabba, l’unico esemplare di lager nazista in Italia, ma nello stesso tempo dei giovani ricercatori avevano iniziato a indagare e scrivere, sulla scorta di una nuova e ampia documentazione archivistica, delle foibe e dell’esodo. Ricordo che domandai perché non si portasse a conoscenza di un più vasto pubblico la massa di informazioni raccolte e le ipotesi interpretative che iniziavano a essere elaborate. La risposta che mi venne, anche da grandi e autorevoli storici, che più tardi ne avrebbero parlato e discusso, fu che non si poteva perché l’argomento foibe-esodo a Trieste veniva subito strumentalizzato politicamente e si rischiava così di non poter svolgere un’adeguata opera di informazione e di educazione storica”.

La lezione di Marcello Flores per la Giornata del Ricordo

“Ancora oggi – aggiunge Flores – io sono convinto, come lo sono per ogni evento storico, grandioso o tragico esso sia, che proprio il fatto di non parlarne, appena vi era la possibilità di nuove conoscenze, ha costituito un errore imperdonabile, che ha alimentato la prosecuzione di polemiche a volte strumentali, e ha soprattutto ritardato che la conoscenza e la consapevolezza collettiva su quegli eventi potesse essere costruita e approfondita”. Appunto, approfondire la storia senza paraocchi.

Stefano Bisi