API è l’acronimo di “Application Programming Interface”, indicando quell’insieme di procedure e sistemi che sono rivolti a rendere più facili le comunicazioni tra programmi e applicazioni diversi, efficientandole.
La grande maggioranza delle API tradizionali non è in grado di stabilire una connessione con le dApps (applicazioni decentralizzate), restando di conseguenza tagliate fuori dall’ecosistema blockchain. Per ovviare a questa lacuna, API3 si propone di assicurare collegamenti in grado di bypassare tale incompatibilità.
API3: cos’è e cosa si propone
API3 si presenta come un progetto di largo respiro, nato con l’obiettivo di efficientare il settore API. Per riuscire nell’intento si dedica al miglioramento di una serie di processi e protocolli, in modo da formare un Web3 più performante in termini di efficienza e rapidità.
La risposta alle esigenze di partenza avviene con l’offerta di una serie di servizi congegnati per interagire e consegnare a programmatori e sviluppatori la possibilità di un accesso più semplice ai dati. Soprattutto, facendo leva su interfacce di programmazione in grado di conseguire migliori prestazioni.
API3, in particolare, è stato ideato in modo da facilitare la creazione e la distribuzione di API decentralizzate su scala mondiale. La migliore connettività ed efficienza conseguiti in tal modo non vanno a scapito della sicurezza e, soprattutto, aprono la porta ad una remunerazione più adeguata del lavoro compiuto dagli interessati.
API 3: come funziona
Come funziona API3? La parola d’ordine cui sembra tendere il progetto è quella della concretezza, necessaria per consentire ai dati esterni di approdare sulla sua blockchain. Lo strumento in grado di realizzare l’assunto sono le API decentralizzate, indicate come dAPI, con il protocollo Airnode chiamato a stabilire un contatto diretto tra esse e gli smart contract.
In particolare, Airnode consente di bypassare i problemi di comunicazione tra blockchain differenti. Il sistema che ne risulta presenta tra i suoi punti di forza la totale apertura derivante dall’essere open source, le robuste dosi di sicurezza, l’effettiva trasparenza e una notevole convenienza in termini di costi.
Proprio le API decentralizzate, in definitiva, danno una soluzione più performante alle problematiche affrontate rispetto a quelle garantite dagli oracoli. Questi ultimi, in particolare, da molti indicati come una via mediana tra smart contract e API, comportano spesso costi molto elevati.
In questo sistema, un ruolo essenziale è svolto da API3, il token di servizio. Oltre ad essere utilizzato per le transazioni che avvengono all’interno della piattaforma, viene anche impiegato per le ricompense collegate allo staking. Inoltre, conferisce ai detentori la possibilità di partecipare ai processi di governo. In tale veste funge da strumento di effettiva decentralizzazione.
Chi si muove dietro API 3?
Quando si analizza un progetto di finanza decentralizzata, occorre andarne ad osservare alcuni aspetti estremamente importanti. Tra quelli chiave, c’è anche l’individuazione del team cui l’azienda affida i lavori di sviluppo di quanto viene solitamente prefigurato sul white paper.
Per quanto concerne API3, la squadra degli sviluppatori vede la presenza di alcuni personaggi che hanno già avuto modo di farsi notare per il lavoro pregresso, in ambito blockchain. In particolare, il piano di lavoro che ha permesso al progetto di stabilire solide basi, è stato condotto da:
- Heikki Vanttinen, il quale ha in precedenza avuto modo di farsi notare per la copertura di incarichi di grande importanza all’interno di CLC Group e della piattaforma Zippie, oltre che di altri gruppi internazionali di prestigio;
- Burak Benligiray, che si è a sua volta dedicato agli aspetti legali collegati al nuovo protocollo;
- Saša Milić, un ingegnere largamente conosciuto a livello globale, noto anche per il ruolo di docente ricoperto all’interno dell’Università di Toronto.
Al momento, API3 si trova al 178° posto nella classifica relativa alla capitalizzazione di mercato. Per quanto riguarda il futuro, proprio il fatto di proporre una risposta tecnologicamente avanzata ad un problema reale potrebbe prefigurarne una intensa crescita. Una crescita soprattutto in termini reputazionali, del resto necessaria in un ambito così competitivo.