Cos’è la cumbia? Questa parola viene citata nel brano “La Noia” proposto da Angelina Mango per il 74esimo Festival di Sanremo.
Il testo della canzone, scritta dalla stessa Mango in collaborazione con Madame e Dario Faini, è stato molto apprezzato dalla critica. “È la cumbia della noia, total”, ma cosa significa il termine cumbia?
Cos’è la cumbia: una danza di origini antichissime
La cumbia è una particolare musica popolare originaria della Colombia, ma è altrettanto diffusa anche nello Stato di Panama. Si tratta di un insieme tra danza, canto e melodia che ha origini antichissime.
La sua invenzione è infatti da attribuire all’epoca della conquista spagnola nel Sud America che ebbe iniziò nel 1538.
La cumbia accomuna diverse caratteristiche tipiche delle musiche amerindie con la netta influenza della cultura spagnola e africana. Proprio in questo continente sono radicate le più profonde origini.
La cumbia deriva dalla cumbiamba, un’antica usanza da parte delle popolazioni africane che consisteva in una danza in circolo a piedi nudi sulla sabbia, in riva al mare e attorno a un falò.
Accompagnato da strumenti a percussione, questo rituale costituiva anche una delle poche occasioni di incontro sociale nonché di incontro amoroso.
Con il commercio degli schiavi dall’Africa, la cumbia diventa un vero e proprio rituale degli stessi schiavi impegnati nelle piantagioni della Colombia.
Nel corso degli anni questo ballo ha modificato il suo significato e la forma di espressione, ma non il ritmo. Da una danza di gruppo in circolo si è trasformata in un vero e proprio ballo di coppia. Non mancavano gli intenti provocatori da parte delle donne a suscitare l’interesse sessuale degli uomini.
La cumbia diventò pertanto un vero rituale di corteggiamento, anche grazie alla melodia coinvolgente.
Se in un primo momento la cumbia si è estesa in tutto il Sud America, dai primi anni del 1900 ha assunto popolarità in tutto il mondo.
L’etimologia del termine
L’etimologia della parola cumbia è tuttavia ancora incerta. Già dal 1930 il musicologo panamense Narciso Garay riconobbe la stessa radice linguistica del già citato ballo africano cumbiamba.
Nel 1977 un suo collega, Guillermo Abadía Morales, descrisse il termine “cumbia” come una apocope, ovvero una figura retorica che consiste nella caduta di una sillaba finale, della parola cumbancha.
Nella stessa spiegazione viene aggiunto che “cumbia” sarebbe in relazione con il vocabolo “kumba”, proprio della stirpe mandinga dell’occidente africano e che il monarca del Congo era solito farsi chiamare “Re di Cumba”.
La parola cumba sarebbe però in uso in tante altre lingue africane e può essere tradotta con “ruggire”, “scandalizzare”, “clamore” o “euforia”, tutti termini che descrivono esattamente il ritmo della danza associata.
Il colonialismo da parte degli spagnoli ha portato poi a trasformare la lettera “C” in “K”. In castigliano il termine associato può significare, a seconda dei contesti, “balli”, “tamburi”, “rumore” o “frastuono”.
Le sterminate piantagioni della Colombia coloniale nelle quali gli schiavi mettevano in scena la cumbia vennero poi ribattezzate kumbè.
La diffusione in Italia
La cumbia ha quindi assunto varie sfaccettature in base al Paese di adozione.
In tempi moderni si è avvicinata anche al genere pop. In Italia troviamo diversi estimatori della cumbia, tra cui anche Lorenzo Jovanotti.
Il gruppo rock alternativo “Tre allegri ragazzi morti” ha pubblicato il singolo “In questa grande città (La prima cumbia)” proprio in collaborazione con Jovanotti e Monique “Honeybird” Mizrahi.
Il numero di persone che si avvicina a questa antica tradizionale danza è salito nel corso degli anni tanto da aver reso possibile la nascita dell’Istituto italiano di Cumbia in modo da riunire tutti gli appassionati.
L’istituto ha anche organizzato un viaggio in Sud America per scoprire più da vicino le origini della cumbia e la sua antichissima tradizione