Caso Salis, nell’informativa alla Camera, il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha indicato la strada da seguire per risolvere il caso della giovane maestra italiana: rispetto delle regole e basso profilo per evitare di complicare le trattative.
“Il nostro Governo continuerà a lavorare con impegno e determinazione per difendere la dignità e diritti di Ilaria Salis e di tutti gli italiani detenuti all’estero.”
Si chiude con questa promessa la lunga e articolata informativa – tenuta oggi 8 febbraio – dal Ministro degli Esteri, alla Camera dei Deputati sul caso di Ilaria Salis, la cittadina italiana detenuta da un anno in carcere a Budapest con l’accusa di aver aggredito due manifestanti tedeschi nel corso di una manifestazione neonazista.
Momenti di tensione in Aula si sono vissuti quando il vicepremier ha spiegato i motivi del perché il Governo non abbia concesso il via libera per ospitare, presso l’ambasciata italiana in Ungheria, la giovane maestra italiana, in caso di concessione degli arresti domiciliari.
In più di un’occasione la vicepresidente della Camera ha dovuto richiamare all’ordine l’Aula per consentire al ministro di concludere la sua relazione.
Caso Salis, informativa alla Camera di Tajani: “Rispetto delle regole unica strada per riportare Ilaria a casa”
Il ministro degli Esteri ha fatto una lunga e articolata relazione sulla vicenda e ha sottolineato come il Governo si sia adoperato, fin dall’inizio, per fornire ogni possibile assistenza a Ilaria e alla sua famiglia “nei limiti che impone il rispetto dei principio di sovranità giurisdizionale di un altro Stato nel proprio territorio”.
Ed è proprio sul rispetto delle regole che il Governo punta per riportare Ilaria in Italia: rispetto delle regole e basso profilo.
“A chi grida riportate Ilaria in Italia vorrei chiedere come pensano di riuscirci? Perchè siamo pronti ad accettare ogni suggerimento. L’unico modo per noi percorribile per un reato commesso in uno Stato membro europeo è quello di rispettare le regole. Le regole prevedono che, per ottenere gli arresti domiciliari in Italia, prima li devi chiedere in Ungheria, cosa che ancora non è stata fatta”.
Il Ministro ha lanciato un appello a non trasformare la vicenda in un caso politico per il bene di Ilaria.
“L’esperienza dimostra che agire con discrezione e gradualità consente di ottenere spesso maggiori risultati”
ha spiegato Tajani che poi cita i casi di Alessia Piperno e Patrick Zaki.
Bagarre in Aula sulla vicenda arresti domiciliari in ambasciata, Tajani: “E’ un rischio per la sicurezza nazionale”
Una strategia che il Governo ha condiviso più volte con la famiglia e i legali di Ilaria. Quella di consentire alla figlia di scontare gli arresti domiciliari presso i locali dell’ambasciata italiana a Budapest, invece, era stata una delle due richieste che aveva fatto Roberto Salis, il padre della ragazza, durante gli incontri avuti presso il Ministero degli Esteri e con il Ministro della Giustizia Nordio, lo scorso 5 febbraio.
Il via libera è stato negato da Nordio per motivi di sicurezza nazionale, poichè i locali dell’ambasciata italiana non posseggono le caratteristiche richieste per poter “ospitare una persona sottoposta ad una misura detentiva”.
Il ministro Tajani ha spiegato che sarebbero necessari degli interventi per adeguare i locali e servirebbe un incremento del numero di carabinieri.
“L’ambasciata è un luogo dove sono conservati documenti riservati, quindi deve essere preservata la sicurezza dello Stato. Nessuno può girare liberamente all’interno di un’ambasciata, aprire cassetti. Per fare in modo che un detenuto in attesa di giustizia possa stare in un’ambasciata è necessario garantire che non possa prendere possesso o visione di documenti riservati del Ministero degli Esteri”
ha spiegato e ribadito Tajani sollevando le proteste dell’opposizione.
Tajani e il no alla lettera alle autorità di Budapest: “Governo italiano non può interferire con la magistratura ungherese”
Quella dei domiciliari presso l’ambasciata era una delle due richieste avanzate da Roberto Salis al Governo, l’altra riguardava l’invio di una comunicazione scritta alle autorità ungheresi. Richiesta anche questa rifiutata dal Ministro Nordio poiché, considerata irrituale e potenzialmente irricevibile. Se il Governo avanzasse formale richiesta per la concessione degli arresti domiciliari alla Salis, ha spiegato Tajani, tale richiesta sarebbe giudicata un’interferenza e come tale potrebbe aprire un caso diplomatico.
Tajani ha, quindi, ribadito quella che è la linea che il Governo italiano ha consigliato di seguire alla famiglia: richiedere gli arresti domiciliari prima in Ungheria e – una volta ottenuti – avanzare richiesta affinchè possano essere scontati in Italia, come previsto dagli accordi europei tra i paesi membri.
“Se il documento fosse una richiesta del Governo per la concessione degli arresti domiciliari sarebbe un’interferenza. Bisogna chiedere gli arresti domiciliari in Ungheria. Una volta ottenuti potremo riportare Ilaria in Italia. Anche la Commissione europea si è dichiarata pronta ad aprire una procedura di infrazione nei confronti dell’Ungheria qualora dovessero ravvisare mancato rispetto diritto europeo.”
Ha spiegato ancora Tajani che poi ha concluso ribadendo l’impegno del Governo a continuare a lavorare per risolvere il caso di Ilaria e riportarla al più presto in Italia.