Non tutti i cittadini bersagliati sui social hanno la possibilità di andare sul palco del Festival di Sanremo come Alessandra Amoroso ma l’artista, con la sua testimonianza, potrebbe aver aperto una strada, l’unica, per permettere l’identificazione dei cosiddetti leoni da tastiera. L’unica strada resta quella del documento di identità da depositare per aprire un profilo social. “Una valanga d’odio mi ha investita da un giorno all’altro” ha detto la cantante a milioni di telespettatori. “Una delle gigantesche storture dell’epoca nella quale chi minaccia pubblicamente sui social quasi sempre resta impunito sul divano in salotto” ha commentato Il Giornale.
L’artista racconta la gogna social che è stata costretta a subire
La parola “haters” quindi è entrata ufficialmente nella storia del Festival di Sanremo per lo sfogo di “una Amoroso che, leggendo i suoi appunti in sala stampa, per una decina di minuti è stata tutti noi, tutti voi, tutti coloro che senza motivo vengono scarnificati in tempo reale dagli insulti i peggiori”. Il racconto dell’artista è stato commovente ma lei ha avuto l’opportunità di esporlo. E chi, aggredito sui social, non va a a Sanremo che fa? Va alla polizia postale che, con mezzi limitati, va a caccia degli odiatori e diffamatori seriali che, talvolta, vengono beccati.
Stefano Bisi