Nella complessa crisi La Perla si intravede qualche nuovo spiraglio di luce: il primo febbraio il Tribunale di Bologna ha infatti dichiarato lo stato di insolvenza per La Perla Manufacturing, il ramo del marchio che controlla le attività produttive del brand di lingerie bolognese.
La decisione del tribunale arriva dopo la dichiarazione di liquidazione giudiziale di La Perla Management Uk, ordinata dal giudice Maurizio Atzori.
Per comprendere quali effetti avranno queste decisioni nel tentativo di salvataggio dello storico marchio di lingerie di bolognese, vittima di speculazione finanziaria da parte del Fondo Tennor, la redazione di TAG24 ha raggiunto Stefania Pisani, segretaria generale Filctem-Cgil, che da anni, in vertenza unitaria con Uiltec Uil di Bologna, lotta per il destino di La Perla.
Cosa ha deciso il Tribunale di Bologna per La Perla Manufacturing e La Perla Management
Pisani, quale significato hanno le decisioni prese dal Tribunale di Bologna per il futuro della vertenza La Perla?
«Iniziamo con il dire che le aziende di La Perla in Italia sono tre. La Perla Manufacturing, la più grande, è quella che controlla la parte della produzione e quella per cui, il 1 febbraio, il Tribunale di Bologna ha dichiarato lo stato di insolvenza, presupposto poi per l’amministrazione straordinaria.
L’altra azienda, La Perla Management – che ha dimensioni più piccole e ha all’interno solo le funzioni di staff – ha avuto il 26 gennaio la dichiarazione di stato di liquidazione. E dunque di fallimento.
Perché possa essere stabilita l’amministrazione straordinaria, è necessario siano rispettati dei requisiti. Uno di questi è numerico: occorre infatti che l’azienda interessata abbia dai 200 dipendenti in su.
Quello che noi stiamo chiedendo con i ricorsi, tuttavia, è che l’amministrazione straordinaria sia riconosciuta anche a La Perla Management e, a breve, anche per La Perla Italia, ovvero il ramo del retail, nonostante entrambe abbiano meno di duecento dipendenti. Questo perché noi sosteniamo che le tre aziende siano legate da vincoli funzionali di operatività per i quali ognuna non può operare senza l’altra.
Nel frattempo, il giudice ha dichiarato la liquidazione giudiziale per La Perla Management, così che gli amministratori giudiziari – nominati a seguito della dichiarazione di stato di insolvenza per La Perla Manufacturing – possano verificare l’esistenza di un collegamento funzionale tra le tre società, come da noi sostenuto. Se così fosse, anche il ramo Management potrà essere assorbito nell’amministrazione straordinaria riconosciuto al ramo Manufacturing.
Queste fasi, non ancora concluse, delineano oggi la situazione complessa che viviamo, in cui ogni tappa ha un effetto domino sull’altra».
Crisi La Perla, l’obiettivo dei sindacati è il pagamento delle retribuzioni e il riavvio dell’attività produttiva
Quale obiettivo hanno i ricorsi da voi presentati?
«Tutte le operazioni che abbiamo presentato hanno un solo obiettivo: arrivare all’amministrazione straordinaria, unica soluzione in grado di garantire la continuità dell’attività lavorativa. La necessità delle lavoratrici e dei lavoratori, infatti, è che questa riprenda il prima possibile. La Perla è un’azienda che non può rimanere fuori dal mercato troppo tempo, pena la perdita di occasioni e spazi».
Un altro obiettivo fondamentale è il pagamento degli stipendi?
«Assolutamente. Se fino ad oggi non avevamo dei riferimenti certi, dato il disinteresse sulla questione da parte dei liquidatori londinesi, adesso le sentenze di liquidazione giudiziale per La Perla Management e di insolvenza per La Perla Manufacturing ci permettono di avere degli interlocutori precisi.
Si tratta di un passaggio fondamentale: avere dei referenti significa poter attivare il pagamento degli ammortizzatori sociali che, nelle fasi precedenti, l’azienda non ha pagato alle lavoratrici. Soprattutto, con dei referenti, si potrebbero manifestare interessi di acquisto nei confronti dell’azienda.
In poche parole, con le decisioni del Tribunale di Bologna si aprono delle interlocuzioni che danno speranza sia per la risoluzione dei problemi contingenti delle lavoratrici sia per il futuro di La Perla. Non sappiamo quali saranno gli esiti di questi percorsi, ma intanto vediamo una flebile luce intorno al tunnel».
Crisi La Perla, la manifestazione delle lavoratrici a Bruxelles per chiedere l’intervento della politica
Il Fondo Tennor, in questo momento, che ruolo ha?
«Il Fondo Tennor, per quanto riguarda i rami presenti in Italia, è stato tirato fuori».
In quali tempi si potrebbe comprendere quale sarà il destino di La Perla?
«Sicuramente sarà cruciale vedere cosa troveranno i curatori e gli amministratori giudiziari nelle carte dell’azienda. Noi speriamo che la possibilità di riprendere l’attività produttiva non sia stata compromessa. Il rischio, tuttavia, esiste.
I tempi sono il tema cruciale. Con le lavoratrici di La Perla siamo andate fino al Parlamento europeo di Bruxelles proprio per ribadire, anche alle istituzioni europee, come questa situazione così complessa non possa essere risolta solo nelle aule dei tribunali. Per permettere all’azienda di continuare ad esistere servono delle decisioni politiche che accelerino la soluzione del problema.
Anche perché, c’è una liquidazione in corso Londra. Si devono creare le condizioni perché il Regno Unito e Italia possano collaborare per trovare una soluzione. Ribadisco: serve una pressione politica. La Perla, se non fosse stata vittima di una tragica speculazione finanziaria, avrebbe avuto tutte le caratteristiche per andare avanti con successo».
La Perla, a breve sarà depositato il ricorso anche per il ramo retail
Avete ricevuto rassicurazioni a Bruxelles?
«Abbiamo ricevuto delle risposte di interessamento e di coordinamento al fine di creare più pressioni possibili. Ovviamente c’è bisogno di tempo per vedere come queste pressioni si concretizzeranno».
Il Tribunale di Bologna tornerà a esprimersi su La Perla?
«Non a breve. Stiamo depositando un ricorso anche per La Perla Italia, ovvero il ramo che gestisce la parte di retail e che, per le sue dimensioni, non può accedere all’amministrazione straordinaria. Questo ricorso parte un mese dopo gli altri perché, alle lavoratrici di questo ramo, l’ultimo stipendio è stato erogato a novembre, un mese dopo rispetto alle colleghe della Manufacturing».
Crisi La Perla, continua la lotta delle lavoratrici da ottobre senza stipendio
Come stanno le lavoratrici de La Perla?
«Molto stressate, anche perché a giorni dovranno vedere il mancato pagamento della retribuzione di gennaio. Lo stipendio non viene versato loro da ottobre: è chiaro dunque siano in estrema difficoltà. Per questo noi abbiamo sollecitato tanto i curatori quanto gli amministratori giudiziari per trovare delle risposte immediate sulle questioni di reddito. Se si perderanno le maestranze, come abbiamo ripetuto più volte, sarà la vera fine dell’azienda.
La loro e la nostra testardaggine, tuttavia, continua. Nonostante tutte le difficoltà, queste lavoratrici sono un gruppo spettacolare che non ha mai gettato la spugna, combattendo con una dignità che è di insegnamento per tutti».
Avete altre manifestazioni, come quella a Bruxelles, in programma?
«Il 18 febbraio faremo un pranzo di autofinanziamento. Ci sarebbe piaciuto portare la nostra storia fino a Sanremo: le ragazze hanno rivisitato diverse canzoni, adattandole ai temi di lotta che stiamo portando avanti. Sono state eccezionali».