È bastato l’annuncio del delisting da parte di Binance per far crollare Monero, la più importante meme coin, ai minimi degli ultimi mesi. L’espulsione di XMR dalle contrattazioni del più grande exchange mondiale avrà luogo il prossimo 20 febbraio e avverrà in concomitanza con quella di altri token, tra cui Aragon, VAI e Multichain. A seguito della decisione, la piattaforma appena sottratta al controllo di Changpeng Zhao rimuoverà le quattro coppie che coinvolgono Monero.
Monero e Binance: cosa sta accadendo
L’annuncio sulla prossima rimozione di Monero dalle contrattazioni è stato pubblicato da Binance nella giornata di ieri. Un annuncio il quale si è tramutato in una rapida Caporetto per la più nota delle meme coin, che nel corso delle ultime 24 ore ha lasciato sul terreno oltre l’11% della sua capitalizzazione.
Se il blocco delle contrattazioni è previsto per il 20 febbraio, gli utenti avranno a loro disposizione altri tre mesi, sino al 20 maggio, per prelevare i propri XMR. Dal giorno successivo quelli non ritirati potrebbero poi essere convertiti in stablecoin, ma tale conversione non è garantita.
Proprio a proposito di questa operazione, Binance ha affermato che “…Una notifica separata sarà fatta prima della conversione, ove applicabile, e le stablecoin saranno accreditate sui conti Binance degli utenti dopo la conversione.”
A cosa è dovuta la decisione di Binance?
A spingere Binance verso la decisione di escludere Monero dalle sue contrattazioni sono state naturalmente le preoccupazioni per la funzione che il token si propone. Com’è ormai noto, XMR è dedicato soprattutto alla protezione della privacy dei propri utenti.
Se le criptovalute, in genere, vedono nella riservatezza una caratteristica ineludibile, nel caso di Monero il vero obiettivo è però l’anonimato. Un obiettivo il quale è naturalmente visto come il fumo negli occhi dalle autorità monetarie. Tanto da spingere alcune di esse ad intensificare la lotta contro il token.
Il caso più noto è rappresentato dall’Internal Revenue Service degli Stati Uniti. L’ente, infatti, già qualche anno fa ha promesso una taglia a chiunque sia in grado di spezzare il meccanismo su cui si fonda XMR. Un atto cui Monero Outreach aveva risposto in maniera caustica, affermando che i 625mila dollari proposti potevano essere spesi meglio. Ad esempio, pagando consulenti in grado di rivelarsi preziosi per insegnare al proprio personale come funziona Monero.
Una battuta feroce, cui aveva fatto seguito un argomento più serio. Ovvero la constatazione che se Monero, come affermato da più parti, è usato in attività illegali, anche il denaro fiat non è da meno. Ma nessuno si sogna di chiederne la messa al bando.
I guai giudiziari di Binance
A spingere Binance all’esclusione di XRM sono stati probabilmente i cascami della vicenda che ha causato una multa pari a 4,3 miliardi di dollari e l’allontanamento di Changpeng Zhao dal ponte di comando. Le accuse che hanno condotto a questo epilogo sono di aver infranto le leggi sul riciclaggio di denaro e sulle sanzioni. Accuse per le quali l’uomo d’affari di origini cinesi rischia sino a 18 mesi di detenzione.
Le considerazioni fatte dall’exchange, dovute al timore di nuovi scontri con le autorità monetarie statunitensi, sono però le stesse fatte da altre piattaforme di scambio. Alla fine del 2023, infatti, anche OKx aveva deciso di procedere in tal senso. Non solo nei confronti di Monero, ma anche di Zcash, entrambe escluse a partire dal passato 5 gennaio.
Al tempo stesso, alcuni analisti hanno evidenziato come il delisting di Monero non sia un pessimo segnale soltanto per il token. Secondo un noto investitore crypto, John Brown, si tratterebbe anzi di un indizio preoccupante per lo stesso Binance. Il suo parere, pubblicato su X, è abbastanza eloquente: “Sebbene ciò sia negativo per Monero, ritengo che questo delisting sia soprattutto un indizio della lenta caduta di Binance”