L’istituto Svimez (Associazione per lo SViluppo dell’Industria nel MEZzogiorno) ha pubblicato, in collaborazione con Save the Children, un rapporto su come in Italia sono curati i tumori e quante persone riescono ad accedere alle cure.

Ne esce un quadro sconfortante: circa 12mila persone si spostano dal Sud Italia al Nord per accedere alle cure e, più in generale, la spesa pubblica per la sanità meridionale non regge quella impiegata al Nord. Anche il tasso di mortalità infantile è più alto nelle regioni del Mezzogiorno rispetto a quelle del Nord.

Svimez, cosa dice il rapporto sulla spesa pubblica per la sanità meridionale: un colpo al progetto di autonomia differenziata

Il report Svimez “Un Paese, due cure. I divari Nord-Sud nel diritto alla salute”, presentato oggi a Roma in collaborazione con Save the Children, rappresenta un forte campanello d’allarme nei confronti del progetto caro a parte dell’attuale governo, cioè quello dell’autonomia differenziata.

I relatori del report indicano con forza che il Sistema Sanitario Nazionale avrebbe urgente bisogno di più risorse economiche, da destinare in particolar modo alle regioni del Sud Italia. Proprio qui le poche risorse non riescono a far fronte alla carenza di strutture e medici, di infermieri e di macchinari, costringendo nel solo 2022 circa 12mila persone a curarsi al Nord Italia (pur avendo residenza nel Mezzogiorno).

Questa cifra rappresenta il 22% dei malati oncologici, che hanno necessità di cure particolari e lunghe. La presenza di alcuni poli d’eccellenza non risolve granché la situazione, considerato che questi spesso dipendono dai finanziamenti offerti dai privati.

Il Covid-19 ha rappresentato un altro punto che ha ampliato il divario sanitario fra Nord e Sud Italia: dal 2020 solo il 6,6% del PIL italiano viene destinato alla spesa sanitaria, contro il 9,4% di Germania e l’8,9% di Francia.

La Calabria registra l’incidenza più elevata di migrazioni: il 43% dei pazienti passa a strutture sanitarie di Regioni non confinanti. Al secondo posto Basilicata (25%) e poi Sicilia (16,5%).

Svimez, si amplia anche il divario economico fra abitanti del Mezzogiorno e quelli del Nord

La pubblicazione nel 2022 del rapporto Svimez sullo stato dell’economia italiana aveva già anticipato parte di questo nuovo rapporto, che come indicato nel nome ha il suo focus principale sulla sanità.

Per quanto concerne l’economia, la disparità di risorse fra regioni come Sicilia, Calabria e Basilicata rispetto a regioni come Toscana, Lombardia o Veneto è diventata sempre più forte non solo a causa del Covid, ma anche della guerra in Ucraina.

Il numero di “working poors” (cioè chi vive sotto la soglia di povertà pur lavorando) era indice, come affermato dal leader di Alternativa Popolare Stefano Bandecchi, che i progetti di riforma economica e non messi in campo dall’attuale governo non stiano funzionando.

Ambito economico e sanitario si legano, perché Svimez e Save the Childern affermano che 1,6 milioni di famiglie italiane (di cui 700mila al Sud) hanno dovuto rinunciare a prestazioni sanitarie a causa di problemi economici.

Sanità al Meridione, diminuisce l’aspettativa di vita per i minori. Cartabellotta (Fondazione Gimbe): “SSN profondamente diseguale”

Save the Children ha indicato che sono aumentate le persone nelle migrazioni sanitarie pediatriche da Sud verso il Centro-Nord, indice di sfiducia nel sistema sanitario delle regioni del Mezzogiorno. Il numero di pazienti pediatrici che si curano in una regione diversa da quella di residenza nel 2020 arriva in media all’8,7% a livello nazionale.

Vi sono differenze territoriali: dal 3,4% del Lazio al 43,4% del Molise, dal 30,8% della Basilicata al 26,8% dell’Umbria e al 23,6% della Calabria. Gli indicatori legati alla speranza di vita negli anni hanno portato ad una situazione diseguale sul territorio: nel 2022, la speranza di vita alla nascita per i cittadini del Mezzogiorno era di 81,7 anni, 1,3 anni in meno del Centro e del Nord-Ovest e 1,5 rispetto al Nord-Est.

Come ha affermato Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione Gimbe:

Il nostro Ssn è ormai profondamente indebolito e segnato da inaccettabili diseguaglianze regionali. E con l’attuazione delle maggiori autonomie in sanità si legittimerà normativamente la “frattura strutturale” Nord-Sud: il meridione sarà sempre più dipendente dalla sanità del Nord, minando l’uguaglianza dei cittadini nell’esercizio del diritto costituzionale alla tutela della salute. Uno scenario già evidente: su 14 Regioni adempienti ai Livelli Essenziali di Assistenza solo 3 sono del Sud (Abruzzo, Puglia e Basilicata) e tutte a fondo classifica mentre la fuga per curarsi verso il Nord vale 4,25 miliardi euro.