Chi era Sebastian Pinera, ex presidente cileno, scomparso oggi, 6 febbraio 2024, dopo lo schianto dell’elicottero su cui viaggiava? Leader del centrodestra, proveniente da una delle famiglie più influenti del Cile, con una carriera politica controversa data la vicinanza della sua famiglia, in particolare il fratello José, al dittatore Augusto Pinochet.
Chi era Sebastian Pinera? Vita e carriera politica dell’ex presidente e il rapporto con Pinochet
Presidente del Cile per due mandati, il primo dal 2010 al 2014 e il secondo dal 2018 al 2022, prima come leader di ‘Renovación Nacional‘, poi da indipendente.
Basterebbe anche solo questo per indicare in Sebastian Pinera una delle figure più importanti della storia recente del Cile, e per render conto di quanto la sua morte improvvisa, avvenuta oggi pomeriggio, dopo lo schianto dell’elicottero su cui era a bordo.
Le cause dell’incidente sono ancora da stabilire ma, intanto, è necessario indagare questa figura della politica sudamericana e, soprattutto, la sua famiglia. Suo padre, José Piñera Carvalho, è stato prima ingegnere poi diplomatico per il suo Paese in Belgio e all’Onu.
Gli studi giovanili e il successo economico
Pinera ha quattro fratelli ma è su uno di loro in particolare che si sono concentrati gli sguardi dell’opinione pubblica durante la sua ascesa al governo: José, che fu ministro del Lavoro nel governo del dittatore Augusto Pinochet.
Trascorre l’infanzia e l’adolescenza in Cile, distinguendosi negli studi e laureandosi in Economia nel 1971 presso la ‘Pontificia Università Cattolica del Cile’, per poi completare i suoi studi con un master all’università di Harvard.
Tornato in Cile alla fine degli anni ’70, dopo il suo matrimonio con Cecilia Morel nel 1973 – dalla quale ebbe quattro figli – Pinera si afferma come grande economista e uomo d’affari di successo, tra linee aeree di cui divenne azionista (la ‘Lan Airlines’) e l’introduzione delle carte di credito nel suo Paese attraverso la sua società chiamata ‘Bancard’.
La carriera politica di Sebastian Pinera
Un successo finanziario che gli attira le simpatie del centrodestra cileno ma anche i sospetti di alcuni oppositori politici, che puntano il dito su alcuni scandali legati a tangenti e al passato della sua famiglia.
Pinera mantenne verso il regime una posizione favorevole, salvo poi opporsi alle politiche di Pinochet, arrivando a votare ‘No’ al referendum del 1988 che costrinse il generale al ritiro.
L’anno seguente, Pinera fece il suo ingresso ufficiale in politica come senatore, unendosi al partito ‘Renovación Nacional‘.
Seguirono vari tentativi di candidarsi alle presidenziali, tutti terminati in un nulla di fatto, fino alle elezioni del 17 gennaio 2010, quando sconfisse l’ex presidente e candidato di centrosinistra Eduardo Frei Ruiz-Tagle, con il 51,87% dei voti a suo favore contro il 48,12% del suo contendente.
I due mandati presidenziali segnati dalle proteste di piazza
Durante il primo mandato (dal 2010 al 2014) furono gli studenti a scendere in piazza per una riforma dell’istruzione, contro la privatizzazione decisa negli anni ’80.
La sua prima presidenza fu anche segnata dall’incidente alla miniera di San José, con alcuni minatori che rischiarono di rimanere intrappolati in una cava sotterranea. Un episodio che, però, contribuì alla sua immagine: Pinera comparì spesso mentre parlava con i minatori intrappolati, portandogli la sua solidarietà e il suo sostegno, e questo gli fece guadagnare consenso popolare.
Dopo il governo presieduto da Michelle Bachelet, Pinera vince nuovamente le elezioni nel 2018.
La sua politica venne contestata nel momento in cui introdusse un aumento del prezzo dei biglietti della metropolitana. Proteste pacifiche che si fecero via via più violente nel momento in cui Pinera le contestò con toni particolarmente duri, fino ad arrivare alla proclamazione dello stato d’emergenza e l’utilizzo dell’esercito.
Il bilancio degli scontri fu drammatico, con almeno 17 morti, centinaia di feriti e migliaia di arrestati.
Ma la sua seconda presidenza viene ricordata soprattutto per la riforma costituzionale del 2020. Il 25 ottobre 2020 venne chiesto ai cileni se volessero mantenere la Costituzione redatta da Pinochet (opzione ‘Rechazo’) o cambiarla con una nuova (opzione ‘Apruebo’). Vinse la seconda e fu il primo referendum post-regime militare di Pinochet.