Tre persone sono finite in manette con l’accusa di caporalato, estorsioni e truffe ai distributori di benzina a Pesaro. Una attività illecita ampia e ben articolata quella sgominata dall’indagine della guardia di finanza, insieme ai carabinieri.
Caporalato, estorsioni e truffe a Pesaro: 3 arresti
In tre si sono riuniti per mettere in piedi un’attività criminale, che si ramificava nelle Marche e in Umbria. A scoprire il racket e a smantellarlo, i militari delle fiamme gialle e dei carabinieri del comando locale, in coordinazione con la Procura di Pesaro.
I tre, nel mirino delle forze dell’ordine, sono tutti titolari e gestori di una rete nazionale di distributori stradali di benzina. Su due di loro l’ordinanza di custodia cautelare in carcere, mentre il terzo è sottoposto agli arresti domiciliari.
Le indagini, avviate da circa un anno, hanno portato al sequestro di quattro impianti di distribuzione di carburante, situati tutti nelle Marche, per un valore stimato di 2 milioni di euro. I sospetti sono nati a seguito di controlli fiscali su una delle stazioni di benzina “no logo” e che hanno fatto emergere altri illeciti.
Fra le accuse caporalato, estorsione, truffa, illeciti penali in materia di immigrazione e lavoro imputate ai titolari, amministratori di un gruppo societario campano, delle stazioni e anche a un loro referente di zona di Pesaro, in qualità di “caporale”. Infatti, alcuni dipendenti erano costretti a svolgere turni massacranti, sotto minaccia e con stipendi di molto inferiori al minimo sindacale previsto.
Non erano previsti riposi, né pause festive, permessi o ferie, e i lavoratori dovevano vivere negli sgabuzzini interni alle stazioni stesse, dove erano impiegati, in condizioni igienico-sanitarie precarie. Grazie alle intercettazioni telefoniche, inoltre, gli agenti sono venuti a conoscenza delle tecniche per manomettere la corretta funzionalità degli impianti di erogazione e su come procedere alla mescola dei vari prodotti petroliferi.