Chiara Ferragni continua a perdere collaborazioni e follower, mentre non accenna a placarsi il clamore mediatico che l’ha investita dopo il pandoro-gate. La crisi reputazionale dell’influencer e imprenditrice è ormai evidente, tanto da aver scelto di limitare i commenti sul suo profilo Instagram, travolto dalla critiche e anche dagli insulti. TAG24 ne ha parlato con Simona Petrozzi, Web reputation Manager, CEO & Founder di SIRO Consulting nonché vice Presidente di Terziario Donna Confcommercio Nazionale e Presidente di Terziario Donna Confcommercio Roma.
“L’errore di base commesso dalla Ferragni è che la beneficenza non dovrebbe prevedere una corresponsione economica” sottolinea Simona Petrozzi. Ma questo non è l’unico elemento che ha caratterizzato una vicenda che potrebbe avere anche pesanti risvolti.
Chiara Ferragni e web reputation, Simona Petrozzi: “Commessa una leggerezza anche da parte di Balocco”
La fuga degli sponsor continua. A ‘scaricare’ la Ferragni, dopo Coca-cola e Safilo, è Pigna, che ha comunicato di aver interrotto la collaborazione con la nota influencer per la linea di prodotti di cancelleria “Chiara Ferragni Limited Edition”.
Ma quali sono stati gli errori commessi dall’imprenditrice? “A Chiara Ferragni non viene perdonato che fossero coinvolti nell’operazione con la Balocco dei bambini malati, ricoverati in ospedale. Questo, secondo me, è l’elemento che ha aggravato il sentiment dell’opinione pubblica” sottolinea Simona Petrozzi.
“Io sono sfavorevole alla gogna mediatica, spesso a carico di donne: è sempre e comunque sbagliata, ormai i social sono terreno di accanimento molto forte. Però riscontro una leggerezza non solo da parte della Ferragni, ma anche da parte dell’azienda Balocco, che evidentemente non ha un controllo e un monitoraggio sulla reputazione. Questo è un tema fondamentale: la reputazione è un asset. Così come ci si preoccupa della sicurezza sul lavoro e della cybersecurity, bisognerebbe preoccuparsi anche di ‘reputation assessment’, perché le aziende ormai non possono essere scevre da un controllo sulla reputazione aziendale.”
Come mai Chiara Ferragni avrebbe commesso una leggerezza di questo tipo, considerando che “vive” sul web? “Personaggi di questo calibro hanno dei manager che gestiscono la loro comunicazione, che però non riescono a vedere gli effetti collaterali delle operazioni che si promuovono. Manca inoltre l’attenzione legale” spiega Petrozzi.
“Ad esempio la mia società lavora con un team multidisciplinare di: avvocati, ingegneri informatici, specialisti della comunicazione e social media, addetti stampa. Ogni operazione a livello di social media, comunicazione o ufficio stampa viene vagliata, visionata e monitorata anche dalla parte legale. Cerco sempre di spiegarlo alle aziende che si rivolgono a noi: non basta avere un social media manager che ti fa il post bello, è necessario valutare, di ogni operazione, gli effetti collaterali e quali possano essere i rischi connessi. Deve esserci un approccio multidisciplinare nella gestione della comunicazione”.
Caso Ferragni e reputazione, Petrozzi: “Il web premia etica e trasparenza”
Chiara Ferragni ha perso nelle ultime settimane migliaia di follower su Instagram-pur potendone comunque vantare oltre 29 milioni- e continua a subire le decisioni (negative) degli sponsor.
A causa delle presunte vicende di ‘finta beneficenza’- non solo per il pandoro Balocco, ma anche per le uova di Pasqua Dolci Preziosi e la bambola Trudi– l’idea che si aveva della famosa influencer è cambiata nell’opinione pubblica. Come potrà recuperare?
“Innanzitutto vorrei sottolineare una cosa in merito ai follower: io combatto moltissimo questo mito. Il successo non risiede nel numero dei follower, ma nella loro qualità. Averne milioni che non sono reali non serve a nulla: devono crescere in maniera organica e naturale” spiega l’esperta.
“Sono convinta però che Chiara Ferragni sia un’ottima imprenditrice. Ha saputo mettere a reddito le sue capacità comunicative e imprenditoriali. Per quanto riguarda la sua reputazione, ora deve fare molta attenzione: tutto ciò che pubblica può rivelarsi un boomerang. E’ importantissimo elaborare una strategia difensiva, che però non sia un’operazione di ‘green washing’ di ‘social washing’, mostrando un’immagine falsa di sé. Altrimenti non può che peggiorare la situazione.”
“Il web ci chiede trasparenza ed etica: se siamo sinceri e siamo etici, il web ci premia, perché vuole la verità” sottolinea Simona Petrozzi. “Se Chiara Ferragni vuole ripristinare la sua reputazione, a mio avviso, deve andare a lavorare su sentimenti autentici e genuini, perché ora paga il prezzo di aver promesso cose che non ha mantenuto. La chiave è comunicare il virtuoso fare quotidiano.”