Chi è Alessandro Limido? Si tratta del 44enne, leader della neonazista Comunità dei Dodici Raggi incaricato di celebrare le nozze fra un militante e la sua compagna.

Nelle scorse ore infatti, sono circolate sui social network le immagini della cerimonia che imbarazzano anche il Comune di Varese. Infatti sembra che a dare il via libera alla scelta di Limido come officiante sia stato, anche se in modo inconsapevole, proprio il sindaco di Varese Davide Galimberti, esponente del Pd, al suo secondo mandato.

Ad aumentare questa sensazione vi è anche il fatto che la sede del matrimonio era proprio la sala dedicata alle cerimonie di Palazzo Estense, la storica dimora che ospita il Comune di Varese.

I partecipanti inoltre, non si sono neanche astenuti dal saluto romano di gruppo all’interno del cortile dell’edificio.

Chi è Alessandro Limido: vita e inchieste a suo nome

Limido è un personaggio già noto alla cronaca. Figlio dell’ex giocatore di serie A Bruno Limido, con trascorsi anche con la maglia della Juventus, installatore di piscine di professione, si è affermato via via come capo di Do.Ra., la Comunità dei Dodici Raggi di origine neonazista che ha sede ad Azzate, piccolo paese in provincia di Varese.

Il gruppo di Limido rappresenta da tempo un’ala vicina al nazismo di impronta pagana e occultista che prende ad ispirazione Heinrich Himmler, capo della polizia tedesca durante il Terzo Reich hitleriano.

Il simbolo scelto per il gruppo è proprio un sole nero con dodici raggi, in segno di “omaggio” allo stemma che si trovava all’interno di una delle sale principali del castello tedesco di Wewelsburg, già sede operativa delle SS.

A capo del gruppo neonazista Limido si è trovato più volte coinvolto in inchieste della magistratura. Di recente è infatti stato condannato in Appello con l’accusa di apologia di fascismo. La condanna è arrivata dopo la vicenda legata alla presentazione del libro “Mussolini ha fatto anche cose buone” scritto da Roberto Filippi. 

Lo scrittore nel 2019, fu accolto nel Comune di Azzate da una serie di manifesti e striscioni firmati Do.Ra. Su questi vi era un poco velato invito a Filippi di levare le tende e allo stesso tempo a lasciare stare la figura di Mussolini.

Una seconda condanna in primo grado, arrivò dopo l’incursione dei militanti di Do.Ra. a Palazzo Estense. In quel caso il gruppo protestò contro la concessione della cittadinanza onoraria alla senatrice a vita Liliana Segre. 

In quell’occasione Limido contestò un dirigente di polizia presente in sala. Il 44enne si era rivolto all’agente con insulti, venendo in seguito indagato con l’accusa di oltraggio a pubblico ufficiale.

Nel 2017, invece, venne coinvolto in un’indagine con l’accusa di voler ricostituire il partito fascista, quando nella sede del gruppo Do.Ra., dopo una perquisizione, la polizia trovò armi e materiale propagandistico.

La reazione di Anpi

Non è mancata poi la reazione dell’Anpi. L’Associazione nazionale partigiani ha subito chiesto che vengano identificate le persone presenti al matrimonio neonazista che hanno fatto il saluto romano.

Il presidente nazionale di Anpi Gianfranco Pagliarulo, ha infatti chiesto che le forze dell’ordine procedano all’identificazione di tutti coloro che si sono esibiti nel saluto romano. Oltre alla richiesta fatta alla magistratura incaricata di aprire quanto prima un’indagine per violazione delle leggi Scelba-Mancino.

L’associazione si chiede poi come mai, dopo le tante disavventure giudiziarie di cui si è resa protagonista l’associazione Do.Ra non siano stati presi provvedimenti.

Anche il segretario Anpi, Vittore Brunazzo, ha definito l’episodio una vergogna inaccettabile.

Ester De Tomasi, dell’Anpi provinciale di Varese, si è invece detta furibonda, soprattutto nei confronti del sindaco Davide Galimberti che ha permesso tutto ciò.

De Tomasi ha poi deciso di avviare le verifiche per capire come sia stato possibile che tale episodio sia avvenuto proprio a Palazzo Estense.