Poco prima di essere aggrediti dal branco, la 13enne stuprata nei bagni di Villa Bellini a Catania e il fidanzato 17enne sarebbero stati anche ricattati con un video: i sette ragazzi egiziani indagati li avrebbero seguiti e ripresi; poi, avvicinandosi con fare minaccioso, avrebbero mostrato loro le immagini intime, accerchiandoli. Sono gli ultimi dettagli resi noti dagli inquirenti dopo l’arresto di tre di loro, i due minorenni e il 18enne finiti in carcere con l’accusa di aver avuto parte attiva nella violenza sessuale di gruppo.

Stupro di Catania, spunta un video-ricatto

I fatti risalgono al 30 gennaio scorso. Stando a quanto ricostruito finora, la 13enne e il fidanzato stavano passeggiando nel parco di Villa Bellini quando, all’improvviso, erano stati avvicinati dal gruppo, composto, secondo le ricostruzioni, da “almeno 12 o 13 ragazzi”.

“Chiedevano soldi e sigarette. La mia fidanzata gli ha dato dei soldi, io delle sigarette”, ha raccontato il giovane, spiegando che, dopo averli accerchiati, i membri del gruppo avevano mostrato loro un video che li ritraeva in un momento di intimità girato di nascosto pochi attimi prima.

Un ricatto. “Lei ha detto che il video se lo potevano tenere, ma dovevano lasciarci andare, io invece gli ho chiesto di cancellarlo”, ha aggiunto il giovane. Gli aggressori gli avevano risposto che era “pazzo”. Subito dopo li avevano portati con la forza nei bagni.

Mentre alcuni tenevano fermo il giovane minacciandolo di morte e colpendolo con calci e pugni per impedirgli di intervenire, altri (un minorenne e un neo 18enne) abusavano a turno della fidanzata, che li pregava, urlando, di “lasciarla stare”.

Per loro e per un altro minorenne, ritenuto responsabile di aver tenuto ferma la vittima mentre gli altri la violentavano, il gip ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare in carcere.

Gli interrogatori

Oltre ai tre ragazzi fermati, altri quattro sono indagati per lo stupro: ascoltati dal gip di Catania, due di loro avrebbero fatto scena muta; un altro, che aveva già collaborato permettendo di individuare gli altri membri del gruppo, ha confermato le violenze, affermando però di non aver partecipato, come il quarto.

L’ipotesi è che fossero con altre persone al momento non identificate. Per questo gli inquirenti stanno passando al setaccio i loro telefoni cellulari. L’obiettivo è anche capire se siano ancora in possesso del video girato prima della violenza e di eventuali altri video.

In quegli attimi uno dei tanti presenti potrebbe infatti aver ripreso tutto: secondo il 17enne alcuni si erano arrampicati sulla porta del bagno vicino a quello in cui si trovava la vittima per assistere alla scena.

Lo stupro, poi la fuga

“Faceva male”, ha raccontato la giovane agli inquirenti, spiegando loro che quando il primo violentatore si era allontanato per far spazio al secondo – mentre il fidanzato sbatteva la testa contro la porta per farli desistere – aveva trovato la forza di spingerli e di uscire, scappando insieme al ragazzo verso l’uscita principale.

Era stata la fine di un incubo. Una volta essersi lasciati i bagni del parco alle spalle, avevano raggiunto via Etnea, fermando dei passanti e chiedendo loro di aiutarli. Mentre venivano soccorsi i carabinieri si erano immediatamente messi sulle tracce dei loro aggressori e ne avevano identificati alcuni.

Ad incastrare i violentatori – presi poco dopo – sarebbero state anche le tracce biologiche rinvenute sul corpo della vittima.

Il sit-in organizzato a Catania

Mercoledì 7 febbraio alle ore 17.30 davanti alla Prefettura di Catania si terrà un sit-in. Il suo scopo è quello di accendere i riflettori sulla vicenda ed esprimere “preoccupazione in merito alla sicurezza della città”, fanno sapere le organizzatrici.

Ti arrivi il nostro abbraccio, sorella. Ti arrivi la nostra solidarietà e la nostra rabbia. on ti lasceremo sola. Non consegneremo te e le donne della nostra città alla cultura dello stupro, della violenza sul nostro corpo, della sessualità tossica, del dominio sull’altro, del femminicidio. Chiediamo attenzione e rispetto delle regole, controllo e ascolto, servizi per le donne. Chiediamo alle istituzioni un risveglio civile. Chiediamo maggiore sicurezza,

scrivono.