Ha preso il via oggi, in un’aula del Tribunale di Pesaro, il processo a carico di Michael Alessandrini, il 31enne accusato di aver ucciso a coltellate l’amico Pierpaolo Panzieri nell’abitazione che aveva da poco preso in affitto lo scorso 20 febbraio. In aula accusa e difesa si sono scontrate sulle aggravanti da riconoscergli. L’imputato ha scelto invece di non presentarsi, restando nel carcere di Villa Fastiggi.

Al via il processo a Michael Alessandrini, accusato dell’omicidio dell’amico Pierpaolo Panzieri a Pesaro

Agli agenti che lo avevano fermato in Romania dopo una fuga di diversi giorni, Alessandrini aveva riferito di non voler essere estradato in Italia per paura che i servizi segreti lo ammazzassero. Trasferito a Pesaro, aveva poi dichiarato di aver accoltellato l’amico Pierpaolo Panzieri in nome del dio ebraico Jhavè.

La Procura aveva quindi richiesto una perizia psichiatrica. Secondo gli esperti che lo hanno visitato, il 31enne sarebbe “seminfermo di mente“, ma comunque in grado di stare a processo.

La sostituta procuratrice Silvia Cecchi gli ha contestato l’accusa di omicidio volontario aggravato dalla crudeltà, dai futili motivi e dalla premeditazione. Aggravanti da ergastolo che, secondo la difesa, rappresentata dagli avvocati Salvatore Asole e Carlo Taormina, sarebbero però “incompatibili con un parziale vizio di mente”.

Se dovessero cadere, Alessandrini potrebbe accedere al rito abbreviato, che consente, in caso di condanna, lo sconto di un terzo della pena. I legali di parte civile, Paolo Biancofiore e Fabio Anselmo, hanno fatto sapere che secondo loro, nonostante i suoi disturbi psichici, era comunque in grado di programmare il delitto e la conseguente fuga.

Lo dimostrerebbe un foglio rinvenuto all’interno della sua auto, con su scritte le tappe del tragitto da seguire per dirigersi in Ucraina, dove, secondo le ricostruzioni, avrebbe voluto arruolarsi nella guerra in corso. Sulla questione il giudice Giacomo Gasperini si è riservato di decidere in pochi giorni.

La richiesta dei familiari della vittima

I familiari e gli amici di Pierpaolo Panzieri si aspettano il massimo della pena. Oggi davanti al tribunale di Pesaro si sono presentati con foto del giovane e scritte commemorative, sostenendo che non lo “scorderanno mai” e chiedendo il carcere per il suo assassino.

La ricostruzione del delitto

I fatti risalgono al 20 febbraio scorso. Pierpaolo Panzieri si era da poco trasferito in un appartamento di via Gavelli, a Pesaro e aveva invitato l’amico Michael Alessandrini – che in tanti nel tempo avevano allontanato per via degli strani comportamenti dovuti ad anni di abuso di alcol e sostanze – per cenare insieme.

Avevano mangiato della pizza e bevuto birra. Poi Alessandrini l’aveva colto di sorpresa e colpito con un coltello fino a lasciarlo a terra esanime nonostante i suoi tentativi di difendersi. Dopo essersi cambiato i vestiti sporchi di sangue e aver recuperato dei soldi che aveva sottratto alla nonna, si era messo a bordo dell’auto di famiglia e si era dato alla fuga, portando con sé l’arma del delitto e il telefono cellulare della vittima.

Li aveva ancora addosso quando, qualche giorno dopo, era stato rintracciato in Romania e arrestato. Agli agenti locali aveva confessato il delitto; cosa che poi ha fatto anche in Italia, una volta estradato. Stando a quanto ricostruito finora, a spingerlo ad agire sarebbero state le voci che sentiva nella sua testa.

Voci appartenenti a un dio o a un demone che, per il bene dell’umanità, gli avrebbero chiesto di uccidere non solo Panzieri, ma anche altre persone. Questioni su cui potrà decidere di fare chiarezza quando si presenterà in aula, lasciando la struttura in cui è recluso.