Cresciuto calcisticamente tra le fila del Bologna, sono le quattro stagioni a Genova, sponda Sampdoria che gli consentono di fare il grande salto per esordire in Serie A. Poi l’esperienza con l’Udinese, ma è con la maglia dell’Inter che Antonio Paganin si toglie le soddisfazioni più importanti della sua carriera. Cinque stagioni in nerazzurro, dal 1990 al 1995, e oltre 100 presenze, l’ex difensore è diventato protagonista a Milano e ha contribuito alla vittoria di due Coppe UEFA. Legato all’ambiente e a questi colori, per commentare il derby d’Italia, Inter-Juventus, Paganin è intervenuto in esclusiva a Tag24.

Inter-Juventus, Paganin a Tag24

L’attesa era spasmodica, le aspettative di San Siro erano altissime e l’Inter non ha deluso i suoi tifosi. Il derby d’Italia finisce 1 a 0, a deciderla è un autogol di Federico Gatti, ma i nerazzurri la portano a casa con merito e determinazione. Solo un grande Szczesny può evitare che il risultato sia molto più rotondo. Ora a +4 sui bianconeri e con una partita ancora da recuperare, la squadra di Inzaghi dimostra ancora una volta di essere la più forte d’Italia e la favorita per lo scudetto. Guai però ad abbassare la guardia, alla fine dell’anno mancano ancora troppe partite e i nerazzurri si sono già scotatti una volta. Per commentare il derby d’Italia, Inter-Juventus, Paganin, che con la maglia del club milanese ha giocato cinque stagioni, è intervenuto in esclusiva a Tag24.

L’Inter si aggiudica il derby d’Italia e dimostra tutta la sua supremazia. E’ una seria ipoteca per lo scudetto?

“Sì, assolutamente sì. Al di là del risultato, è stata proprio l’impressione di forza che questa squadra sta dando che fa la differenza. Non è questione di numeri, è proprio il modo di giocare che fa paura. C’è la sensazione che sia stato fatto il salto di qualità, di mentalità e di ambiente. E’ partita da squadra leader e sta facendo esattamente ciò che ci si aspettava. Non è così semplice. Questi ragazzi sapevano di avere la possibilità di vincere, ma poi lo devi conquistare sul campo e l’Inter lo sta facendo alla grande quest’anno”.

E’ una squadra che con le big dimostra ancora di più la sua forza e paradossalmente soffre di più con le piccole. Dipende dal modo che hanno le avversarie di affrontarla?

“Le big difficilmente accettano di chiudersi. Quando incontri squadre con Milan, Roma o Juventus, è normale che anche loro se la vogliano giocare. E’ anche un motivo di orgoglio. Le piccole invece fanno esattamente il contrario, cercano di limitare i danni provando a fare male in contropiede. Sono due tipi di approccio che cambiano le dinamiche dell’incontro”.

A detta di molti, un’Inter così bella non si vedeva da tantissimi anni. Ora si vedono i meriti di Inzaghi, criticato aspramente fino a poco tempo fa?

“Sinceramente anche a me in passato erano sorte delle perplessità. Non sulla qualità dell’allenatore, intendiamoci, quanto sulla sua capacità di gestire una squadra così forte. Nella mia carriera ho avuto allenatori importanti, del calibro di Trapattoni, che mi hanno dimstrato quanto sia importante essere completo. Inzaghi doveva fare il salto di qualità, veniva dalla Lazio, che non lottava all’inizio dell’anno per il titolo, mentre per l’Inter è quasi d’obbligo arrivare al titolo. Il primo anno, quando poi ha vinto il Milan con quella sciagurata partita di recupero con il Bologna, aveva minato le certezze. Nella scorsa stagione invece si è lasciato un pò andare, ma il Napoli è scappato. Il percorso in Champions però è servito e ha dato autostima. Tra l’altro non escluderei il fatto che sono partiti cinque big importanti e i più giovani sono stati responsabilizzati”.

Lautaro in primis?

“Esattamente, i hai tolto le parole di bocca. Prima vivevano più nell’ombra e ora brillano”.

Ora però torna anche la Champions, poi la gara da recuperare con l’Atalanta. Lo scudetto si decide in questo mese?

“Sì e no. Momento decisivo, assolutamente, perchè il doppio impegno settimanale andrà sicuramente a togliere qualche energia all’Inter. Però il bottino di punti che i nerazzurri si sono garantiti, gli dà un bel vantaggio. Potranno gestire le rotazioni in campionato. Non mi aspetto un turnover massiccio, ma si potranno fare dei ragionamenti. Primeggiare in Italia resta l’obiettivo primario della società, ma è giusto puntare a fare bene anche in Champions. Il vantaggio c’è ed è giusto sfruttarlo. Da interista mi auguro che l’Inter possa andare più avanti possibile su tutti i fronti”.

Questo centrocampo è uno dei più forti d’Europa?

“Secondo me sì, non è certo un’eresia dire una cosa del genere. Lo abbiamo visto per qualità, quantità e dinamismo. Anche ieri hanno fatto letture e giocate importanti. Il gol non è frutto del caso, ma di un’intuizione geniale di Barella. L’Inter queste cose le fa quasi in automatico e non si costruiscono a caso. Anche questo è merito di Inzaghi e gli va dato atto. E’ passato da un buon allenatore a un allenatore di livello. Questo è merito anche della società, che lo scorso anno lo ha protetto anche dopo le 13 sconfitte in campionato. Mi sono ricreduto e non posso che fargli i complimenti”.