Per protocollo Layer 0 si intende essenzialmente l’infrastruttura sulla quale possono essere costruite le blockchain Layer 1. Rappresenta di conseguenza un livello fondamentale per le reti e le applicazioni fondate sulla tecnologia DLT che su di esse sono destinate a girare. Grazie alla loro adozione è possibile fornire risposte una serie di problemi chiave in ambito blockchain, a partire da interoperabilità e scalabilità.

Layer 0: cos’è e a cosa serve

L’ecosistema blockchain può essere costituito da più livelli distinti, i quali possono essere a loro volta classificati alla stregua di veri e propri protocolli. In particolare, gli esperti sono soliti classificare i livelli in questo modo:

  • Layer 0, il livello su cui gli sviluppatori sono in grado di varare blockchain Layer 1, quindi una vera infrastruttura di base;
  • Layer 1, che sono a loro volta le catene su cui gli sviluppatori hanno l’opportunità di costruire le proprie dApp, ovvero le applicazioni decentralizzate;
  • Layer 2, ovvero le blockchain costruite all’esterno di quelle principali, in modo tale da sgravarle di una parte delle operazioni e alleggerirle;
  • Layer 3, quello ove vivono le applicazioni basate sulla blockchain, a partire da giochi e wallet.

In particolare, i protocolli Layer 0 si rivelano preziosi al fine di rimediare ad alcune problematiche che affliggono le reti di livello 1 che mancano di flessibilità, ad esempio la Ethereum Virtual Machine. Proprio la maggiore flessibilità che presentano consente loro di dare risposte più performanti in tema di scalabilità e interoperabilità.

Quali sono i principali protocolli Layer 1?

Non esiste un modo univoco di funzionamento, quando si parla di protocolli. Alcune regole di base, però esistono e permettono di raggruppare gli stessi. Nel caso di quelli di livello 0, ad esempio, si può dire che rientrano nella casistica i protocolli chiamati a fungere da catena principale e primaria per il backup dei dati riferiti alle transazioni liquidate dalle blockchain Layer 1.

Le blockchain più note in assoluto, all’interno di questo gruppo, sono le seguenti:

  • Polkadot, che utilizza una catena principale, la Polkadot Relay Chain, permettendo la costruzione di blockchain indipendenti su di essa, le parachain. In pratica, la prima assume la funzione di bridge tra le seconde, rendendo possibile una comunicazione efficiente delle informazioni. Per suddividere le blockchain adotta lo sharding, grazie al quale l’elaborazione dei dati è in grado di risultare più performante;
  • Cosmos, formata a sua volta da una mainnet blockchain Proof-of-Stake chiamata Cosmos Hub e da blockchain personalizzate indicate come Zone. Cosmos Hub è delegato al trasferimento di asset e dati tra le Zone collegate, oltre alla fornitura di un livello condiviso in grado di conferire sicurezza all’intero sistema. Ognuna delle Zone può essere fornita di impostazioni di convalida dei blocchi e di altre funzionalità personalizzate, offrendo agli sviluppatori la possibilità di costruire il proprio progetto. Tutte le dApps e i servizi ospitati al loro interno sono in grado di stabilire proficue interazioni per mezzo di un protocollo noto come IBC (Inter-Blockchain Communication). In tal modo è possibile lo scambio libero e senza ostacoli di asset e dati tra reti indipendenti;
  • Avalanche, la quale utilizza a sua volta un’infrastruttura composta da tre catene principali: la Contract Chain (C-chain), la Exchange Chain (X-chain) e la Platform Chain (P-chain). Ognuna di esse viene configurata in maniera tale da abilitarle alla gestione delle funzioni principali all’interno dell’ecosistema, con un obiettivo ben preciso: migliorare i profili di sicurezza della blockchain e conseguire bassa latenza ed elevato throughput. Se la X-Chain ha il compito di dare vita a beni digitali da scambiare, sulla C-Chain avviene la creazione dei contratti intelligenti. Infine, la P-Chain, cui spetta la funzione di coordinamento di validatori e sottoreti. Anche nel caso di Avalanche, questa particolare configurazione abilita gli utenti a interazioni cross-chain in grado di risultare non solo più rapidi, ma anche più convenienti.

Conclusioni

Il protocollo Layer 0 sta assumendo un’importanza sempre più rilevante in ambito blockchain. Riesce infatti a fornire risposte performanti ai problemi di incomunicabilità e scarsa scalabilità che affligge le reti di prima generazione, a partire da Ethereum.

Queste reti, sono spesso congestionate, complicando notevolmente il lavoro degli sviluppatori. Per riuscire ad alleggerirle, si è quindi pensato di spostare una parte del loro lavoro all’esterno, su livelli diversi, i quali si assumono il compito di elaborare una parte rilevante del lavoro. Ne conseguono quindi grandi vantaggi in termini di interoperabilità e di scalabilità. Proprio per questo motivo hanno raggiunto un notevole livello di popolarità, anche tra i trader.