Chi ha ucciso Ilenia Fabbri e perché? Sono ancora in molti a chiederselo, ripensando alla storia della 46enne assassinata durante un agguato nella casa in cui viveva insieme alla figlia Arianna Nanni in via Corbara, a Faenza, nel Ravennate. Dal suo omicidio, che sconvolse l’opinione pubblica, sono passati tre anni. In due sono finiti in carcere con una condanna all’ergastolo.

La storia di Ilenia Fabbri, uccisa da un sicario a Faenza nel 2021

Ilenia Fabbri aveva 46 anni quando il 6 febbraio del 2021 fu trovata morta nella sua abitazione di via Corbara, a Faenza, con un profondo taglio all’altezza della gola. Si pensò a un gesto autolesionistico; poi a un caso di omicidio. I sospetti degli inquirenti si concentrarono subito sull’ex marito, il 53enne Claudio Nanni.

Si scoprì che la donna lo aveva denunciato per mancati compensi relativi all’attività di famiglia che per un po’ avevano gestito insieme, un’officina intitolata a Nanni in cui anche lei aveva lavorato, prima che divorziassero, nel 2017. Le amiche si dissero convinte del fatto che l’uomo fosse coinvolto.

Qualche settimana dopo la morte della 46enne i due avrebbero infatti dovuto presenziare al processo relativo alla causa di lavoro che li vedeva contrapposti. Processo che forse lei avrebbe vinto.

Si scoprì anche che la mattina del delitto Nanni aveva prelevato la figlia dalla casa in cui viveva insieme alla madre per accompagnarla a Milano. L’ipotesi era che sapesse che, di lì a poco, qualcuno avrebbe colto di sopresa la donna e l’avrebbe accoltellata, dopo aver indossato una tuta e dei guanti per non lasciare tracce.

Condannati all’ergastolo l’esecutore materiale dell’omicidio e il mandante, il marito della vittima

Si trattava dell’intuizione giusta. Dopo settimane di indagini, nel corso delle quali gli inquirenti avevano passato al setaccio i dispositivi elettronici dell’uomo e i filmati delle videocamere di sorveglianza che avevano potuto catturare i suoi movimenti, Nanni fu infatti tratto in arresto.

Insieme a lui finì in manette anche un’altra persona, il 52enne Pierluigi Barbieri, detto “lo zingaro”, già noto alle forze dell’ordine. Interrogato, l’uomo ammise subito di aver ucciso la 46enne su mandato di Nanni in cambio di 20 mila euro e un’automobile usata. Ma disse anche altro: che con Nanni avevano provato già a togliere la vita all’ex moglie, senza riuscirci.

Finito a processo, davanti ai giudici disse: “Nanni mi aveva detto che Ilenia non doveva più respirare e io l’ho colpita a martellate e con una coltellata alla gola perché in testa mi rimbombavano le parole di Nanni”. Le sue indicazioni erano chiare: dopo averla ammazzata avrebbe dovuto occultarne il cadavere in una zona boschiva.

Il giorno dell’omicidio, però, qualcosa era andato storto: nell’entrare nell’abitazione della donna, Barbieri si era reso conto che non era sola come pensava, ma che, in un’altra stanza, c’era la fidanzata della figlia. Aveva dovuto fare in fretta, evitando di essere visto. Nanni, dal canto suo, ha sempre riferito di avergli solo chiesto di spaventarla. Entrambi nel processo a loro carico sono stati condannati all’ergastolo.

Vicende che lasciano il segno

Nonostante siano passati diversi anni dai fatti, in tanti ricordano la storia di Ilenia, che al pari di molte altre sconvolse l’opinione pubblica. Si pensi a quella di Melania Rea, accoltellata dal marito Salvatore Parolisi nel corso di una gita di famiglia. Aveva 29 anni come Giulia Tramontano, la donna incinta di sette mesi uccisa dal compagno Alessandro Impagnatiello a Senago, in provincia di Milano, lo scorso 27 maggio. Si tratta di storie che per certi versi si assomigliano. Storie di donne uccise per il solo fatto di essere donne.