È stata uccisa a colpi di arma da fuoco insieme al compagno in Messico: ecco chi è Pamela Codardini. Originaria di Favaro Veneto, mamma di due bambini, la donna viveva da tempo all’estero. Nel 2013 perse il marito Alex Bertoli in un delitto dalle circostanze mai del tutto chiarite.

Uccisa da un commando in Messico: ecco chi è Pamela Codardini

Il duplice omicidio si è consumato nel pomeriggio del 27 gennaio scorso a Ocotlan de Morelos, nello stato di Oaxaca, in Messico, dove Pamela Codardini, di 35, e il compagno Juan Yair, di 29, vivevano e lavoravano, gestendo il negozio di pipe e tabacchi “Mr Green The Smoke Shop”.

A dare l’allarme sarebbero stati alcuni vicini: dopo aver sentito degli spari provenire dal locale, avrebbero immediatamente chiamato la polizia. Al suo arrivo per entrambi non c’era già più niente da fare. Stando a quanto ricostruito finora, sarebbero stati colti di sorpresa e uccisi a colpi di arma da fuoco da un vero e prorpio commando.

L’ipotesi è che il vero bersaglio dell’agguato fosse il giovane, noto come “El Yayo” e da tutti ritenuto il braccio destro di Alberto Jaime “El Piolin”, capo del cartello della droga Los Medina, morto suicida nel bagno del ristorante dove gli uomini della Guardia Nazionale e dell’Esercito messicano lo avevano rintracciato e circondato lo scorso 22 ottobre per catturarlo.

L’omicidio del marito Alex Bertoli nel 2013

I loro corpi giacevano senza vita in una pozza di sangue: Yair sarebbe stato colpito da davanti; Codardini alle spalle, dopo aver provato a rifiugarsi nella bottega del locale. Lasciano due bambini: secondo Il Gazzettino Veneto sarebbero stati affidati al padre, l’ex compagno di Pamela, già segnata. in passato, da una tragedia.

Nel 2013 il marito 28enne Alex Bertoli, originario di Gorizia, era stato attirato fuori casa con una telefonata, tramortito a colpi di bastone e bruciato vivo a poca distanza dal ristorante che avevano aperto insieme in circostanze mai del tutto chiarite.

L’ipotesi è che si fosse indebitato, assicurandosi a degli strozzini per racimolare il denaro che gli serviva oppure che fosse finito in un brutto giro di spaccio. La Procura di Trieste aveva aperto un apposito fascicolo d’inchiesta, che però non aveva portato a nulla. Così come non ha portato a nulla quello aperto all’epoca dei fatti in Messico.

Le indagini e l’ipotesi di un regolamento di conti

Dopo aver appreso la notizia dalle autorità locali, i familiari di Pamela Codardini si sarebbero immediatamente messi in contatto con l’unità di crisi della Farnesina per un riscontro. Da diversi giorni il fratello Manuel e la madre Cristina Vianello non riuscivano a contattare la 35enne.

Non si aspettavano, però, un epilogo così drammatico. Il suo corpo e il corpo del suo compagno sono stati portati in obitorio per i dovuti accertamenti. Dopo si passerà agli esami sui bossoli calibro 223 rinvenuti sulla scena del crimine.

Al momento si pensa che i membri del commando abbiano usato dei fucili d’assalto, ma all’interno del negozio sarebbe stata trovata anche una pistola calibro 9. Bisognerà chiarire se sia stata usata durante la mattanza o se fosse di Juan, che comunque non avrebbe avuto il tempo di usarla.

I suoi killer avrebbero fatto di tutto per farsi guardare negli occhi, mentre lo uccidevano: forse volevano vendicarsi di qualche vecchio dissapore legato alla criminalità organizzata. Dopo la morte di “El Piolin” anche il cugino, Armando Jaime, era infatti sparito nel nulla: la comunità messicana si chiede se tutti questi episodi non possano in qualche modo essere collegati.