Chi può resistere alla tentazione davanti a un vasetto di Nutella? La sua irresistibile dolcezza l’ha resa uno degli alimenti italiani più diffusi nel mondo. Originariamente nata in un laboratorio artigianale piemontese, la Nutella non si è sempre chiamata così e inizialmente era venduta in formato diverso.
Nutella, perché si chiama così?
Nel 1946, il pasticcere torinese Pietro Ferrero creò il Giandujot, venduto inizialmente come una barretta da tagliare e spalmare sul pane. Dopo la sua morte nel 1949, suo figlio Michele trasformò la pasta in crema spalmabile e la mise in barattolo nel 1951. La scelta di commercializzarla come crema venne ispirata da un’estate calda che aveva fatto sciogliere parte delle scorte. Fu così che nel 1951 il prodotto cambiò nome per diventare prima Cremalba e poi Supercrema.
Negli anni ’60, una normativa proibisce l’uso di superlativi come “super” e “ultra” nella commercializzazione di prodotti alimentari, costringendo Ferrero a rinominare nuovamente la sua crema spalmabile Supercrema. Nel 1964, Michele Ferrero decide autonomamente di cambiarle il nome, optando per Nutella.
Ma perché chiamarla Nutella? Il nome è una semplice fusione tra la parola inglese “nut” (che indica vari frutti a guscio, inclusa la noce) e il suffisso italiano vezzeggiativo “-ella”. Questa intuizione, pur nella sua semplicità, si rivela vincente, permettendo al prodotto di conservare le sue radici italiane mentre si apre a una prospettiva internazionale.
A partire dalla metà degli anni ’60, il marchio Nutella espande la sua presenza aprendo stabilimenti in Europa e successivamente nel resto del mondo, diventando un’icona mondiale della tradizione dolciaria italiana