PulseChain è uno dei progetti crypto più controversi in assoluto. A renderlo tale il fatto di essere stato messo in campo da Richard Hearth, ovvero il fondatore di un altro protocollo che sta facendo molto discutere, HEX.

Molto dei suoi detrattori, accusano Heart di aver semplicemente approntato uno schema Ponzi, in pratica una truffa fondata sulla promessa di rendimenti mirabolanti. A difenderlo a spada tratta sono gli stessi utenti di HEX e di PulseChain, pronti a mettere la mano sul fuoco a difesa delle sue creazioni. La speranza è che abbiano ragione i sostenitori di Heart, considerate le tante truffe che hanno caratterizzato la criptosfera negli anni passati.

PulseChain: cos’è e come funziona

PulseChain è una blockchain layer-1 che prende Ethereum come modello e si propone di bypassarne i difetti, in termini di scalabilità e costi. In pratica, la sua squadra di sviluppatori ha provveduto a scattare un’istantanea della Ethereum Virtual Machine e a replicarla su una nuova rete, non senza prima sottoporla alle modifiche tese a renderla più efficiente.

Nella nuova rete l’utility token nativo è PLS, che viene usato per ricompensare i validatori, per i pagamenti relativi alle transazioni e le interazioni con le altre blockchain. Oltre che per lo staking, collegato a quel meccanismo di consenso Proof-of-Stake adottato dal protocollo.

Nel suo ecosistema è presente anche un DEX (Decentralized Exchange), PulseX, al cui interno gli utenti sono in grado di scambiare token ERC-20 e NFT. Una piattaforma di scambio ispirato con tutta evidenza a Uniswap.

Inoltre, coloro che intendono visualizzare il proprio saldo e monitorare le transazioni che avvengono all’interno della rete possono utilizzare PulseScan, il block explorer di sistema.

Il protocollo implementa poi EIP-1559, una soluzione che affida ad ogni transazione un costo formato da una tariffa base, che viene bruciata, e una ricompensa spettante al validatore. Chi intende impiegarsi in questa veste, deve mettere in staking 32 milioni di PLS.

PulseChain: si tratta di uno schema Ponzi?

Sin qui abbiamo visto cos’è PulseChain e alcune caratteristiche tecniche, perlomeno quelle già note, considerato come non esista neanche un white paper che le riassuma. Navigando sul suo sito, è poi possibile avere una panoramica degli obiettivi che il protocollo si propone. Un riassuntino abbastanza scontato e fumoso, da considerare alla stregua di una dichiarazione d’intenti e poco più.

Dichiarazioni che, però, sono abbastanza simili a quelle rese da molti altri progetti nati nel corso degli anni. Da qui a dichiarare PulseChain alla stregua di uno schema Ponzi, però, la distanza è abbastanza evidente. Di conseguenza, ci si dovrebbe porre una domanda: cosa c’è che non va in questo protocollo?

La risposta, secondo i detrattori, arriva proprio da HEX, l’altro progetto avviato da Heart. In questo caso, ad essere messo sotto accusa è lo staking, congegnato in modo da assicurare rendimenti elevatissimi, sino al 40%. Per poter effettivamente garantirsi tali rendimenti, però, occorre bloccare i token per anni, in quanto uscendo prima dal programma si viene penalizzati in maniera pesantissima.

Un meccanismo, quello di HEX, che ha destato grande allarme tra molti esperti di blockchain, i quali non hanno esitato a indicarne i pericoli. Trovando dall’altra parte il vero e proprio muro formato da coloro che hanno aderito ai due progetti di Heart.

Le prospettive per il futuro

PulseChain ha raccolto copiosi fondi nel corso della ICO iniziale. In questa fase sono stati raccolti oltre 700 milioni di dollari, che sono stati devoluti alla ricerca medica. Segno evidente di grande fiducia da parte di molti utenti.

Al tempo stesso, però, la metà dell’offerta complessiva di token è andata allo stesso fondatore. È stato proprio Heart ad ammetterlo, sostenendo che in tal modo sarebbe possibile mantenere la stabilità del prezzo di PLS.

A molti è bastato questo per concludere che gli indizi sembrano andare tutti in direzione di una truffa. La speranza è che non sia tale, in quanto ove ciò fosse vero sarebbe un colpo molto forte alla credibilità dell’intero settore.