Dopo Donald Trump, anche Robert F. Kennedy Jr. si è apertamente pronunciato contro l’ipotesi di un dollaro digitale. Lo ha fatto nel corso di una discussione con Joseph Mercola, un sostenitore della medicina alternativa, noto per aver promosso “rimedi alternativi” in occasione della pandemia di Covid-19. La discussione è avvenuta nel corso di un podcast condotto dallo stesso Mercola e intitolato “Take Control Over Your Health”.
Dollaro digitale: cosa ha detto Robert F. Kennedy Jr.?
Le dichiarazioni rilasciate durante il podcast di Mercola sono state riassunte dallo stesso Kennedy su X, ex Twitter, in un video di un minuto. In pratica, il candidato alle elezioni presidenziali sostiene che una CBDC sarebbe lo strumento con cui il governo federale avrebbe la possibilità di conoscere ogni singola transazione effettuata da un cittadino. Un vero e proprio lasciapassare per abusi e pressioni di ogni genere, tale da tradursi sostanzialmente in una compressione dei diritti civili.
Nell’argomentare contro il dollaro digitale, Kennedy ha indicato l’esempio della Cina e del sistema di credito sociale cui sarebbe collegata la CBDC di Pechino. Secondo alcuni politici statunitensi, infatti, il governo sarebbe in grado di interrompere l’accesso dei cittadini ai propri fondi nel caso in cui gli stessi si rendessero protagonisti di comportamenti reputati non conformi.
Preoccupazioni che sono state riprese all’interno di un rapporto di Chainalysis pubblicato lo scorso anno. Secondo gli analisti della società, infatti, il governo cinese potrebbe mettere insieme i dati finanziari ricavati dallo yuan digitale e altri dati, nel sistema di credito sociale, limitando la privacy dei diretti interessati.
Cresce il fronte degli oppositori al dollaro digitale?
Lo stesso Kennedy si è peraltro espresso a favore del Bitcoin. La sua posizione è in effetti abbastanza articolata: se da un lato ha assicurato sulla sua intenzione di mantenere il denaro contante, in caso di elezione alla Casa Bianca, dall’altro ha ricordato che la creazione di Satoshi Nakamoto è in grado di proteggere i cittadini meglio del cash, in termini di privacy.
Una posizione che, del resto, non dovrebbe stupire eccessivamente, considerato come proprio Kennedy sia stato il primo candidato nella corsa alla presidenza ad accettare donazioni in BTC.
L’opposizione ad una CBDC statunitense da parte sua è soltanto l’ultima in ordine di tempo, considerato come anche Donald Trump, il candidato forte dei repubblicani, abbia espresso proprio nei giorni scorsi la sua contrarietà al dollaro digitale. Opposizione che si fonda sulle stesse argomentazioni di Kennedy, ovvero il controllo che il governo federale potrebbe attuare con questo strumento.
Sempre da parte repubblicana, occorre anche ricordare i pareri contrari espressi da Vivek Ramaswamy e dal governatore della Florida Ron DeSantis. Prima di ritirarsi dalla corsa alla Casa Bianca, entrambi hanno ribadito la loro opposizione al progetto.
CBDC: gli Stati Uniti si ritirano dalla corsa?
Le posizioni contrarie sul progetto di una Central Bank Digital Currency a stelle e strisce vanno ad inserirsi in un contesto geopolitico molto particolare. Il dollaro sta progressivamente perdendo terreno nel commercio internazionale, una tendenza che sta peraltro accelerando.
Molti Paesi, infatti, stanno cercando di sganciarsi in ogni modo dal sistema monetario incentrato sul biglietto verde. Un sistema sul quale si è in pratica affermato lo status di prima potenza globale degli USA dalla fine della Seconda Guerra Mondiale.
Se alcuni settori hanno cercato di imporre nell’agenda politica la necessità di una risposta statunitense allo yuan digitale, il tema non ha mai realmente sfondato nell’opinione pubblica. I cittadini statunitensi, infatti, sembrano più preoccupati delle tematiche inerenti alla privacy che alle dispute con la Cina. In particolare, temono che una CBDC potrebbe consegnare poteri eccessivi al governo federale.
Una preoccupazione che è stata recepita in particolare da Trump. Proprio lui potrebbe farne un ottimo motivo di polemica contro Joe Biden, che sembra invece propenso al varo di un dollaro digitale. Alla luce di queste posizioni, proprio il tema del dollaro digitale potrebbe irrompere in maniera prepotente nelle presidenziali.