Era il 3 febbraio 1966 quando la sonda sovietica spaziale Luna 9 – nota anche come Lunik 9 – fu la protagonista assoluta del primo allunaggio morbido. L’Urss, dopo svariati tentativi, riuscì finalmente a lanciarla e farla atterrare sulla Luna. L’obiettivo della missione era studiarne la superficie.
Che cos’è la sonda sovietica Luna 9 e perché è importante
L’impresa della sonda sovietica Luna 9 ha rappresentato forse l’ultimo grande successo sovietico (a parte la celeberrima Mir, cioè la stazione spaziale russa orbitante e in funzione dal 1986 al 2001). Il 3 febbraio del 1966 fu un giorno che passò sicuramente alla storia perché gli esperti riuscirono a portare il mezzo sulla Luna.
Prima c’erano stati tanti tentativi che si erano però rivelati fallimentari. Avevano infatti visto svariati altri vettori schiantarsi contro la superficie del nostro satellite. Poi, finalmente, i professionisti del settore riuscirono a raggiungere l’ambito traguardo.
Ma di cosa stiamo parlando esattamente? Che cos’è questa famosa sonda? E soprattutto perché questa missione fu così rilevante? Come mai la ricordiamo ancora oggi? Procediamo con ordine, per punti, e vediamo insieme le risposte a tutte queste domande.
La sonda Lunik 9 fu la prima sonda terrestre ad effettuare un atterraggio morbido su un altro corpo celeste, cioè la Luna (come si può ben intuire anche solo dal nome stesso). Fu un grado, una volta atterrata, di inviare immagini molto ravvicinate del panorama circostante.
Grazie alla sonda, nel 1966, l’Unione sovietica – che, assieme agli Stati Uniti d’America era tra le principali protagoniste della corsa allo spazio – ebbe la prima definitiva prova che il suolo lunare poteva sopportare il peso di una capsula spaziale.
Si trattò, insomma, di un passo molto importante. Tale missione passò dunque alla storia, anche perché smentì una serie di credenze a proposito della Luna. In molti esperti, scienziati e tecnici di fama mondiale avevano il timore che la stessa sarebbe potuta affondare nello strato superficiale polverulento.
Ma così non fu. La missione, insomma, si rivelò importantissima non solo per le immagini mandate sulla terra, ma anche proprio perché smentì teorie e congetture fatte dagli stessi esperti internazionali.
La storia e la missione
La sonda fu lanciata il 31 gennaio 1966 alle 11:45:00 UTC. A capo del progetto vi era Sergej Pavlovič Korolëv, il quale però morì prima del lancio e dunque non riuscì a viversi questo successo.
Essa raggiunse poi in orbita il nostro satellite naturale pochi giorni dopo, il 3 febbraio appunto. In seguito, il modulo di atterraggio si separò dalla sonda. Iniziò così la vera e propria discesa sulla Luna, grazie all’azionamento dei suoi retrorazzi.
La capsula che atterrò sul corpo aveva un peso di ben 99 kg. Era sigillata ermeticamente e conteneva un avanzato e moderno sistema televisivo per la raccolta di immagini. Ma non solo.
Disponeva anche di un sistema di comunicazione radio per mandare segnali alla base sovietica, di sensori di controllo temperatura e pressione, di un radar-altimetro utilizzato nella fase di discesa, di un modulo di programmazione a tempo e infine di un rivelatore di radiazioni.
La fase di atterraggio
Il primo allunaggio morbido avvenne alla velocità di 6,1 m/s. Di fondamentale importanza fu l’airbag della struttura, il quale permise di attenuare l’arrivo sulla Luna. Una volta giunti a destinazione, si aprirono quattro petali della sonda in modo da stabilizzarla al suolo.
Si alzarono le antenne e il sistema televisivo. Grazie alla presenza di particolari specchi ed elementi orientabili, si iniziò a riprendere il panorama lunare attorno. Le immagini immortalate dal mezzo furono subito inviate alla base sovietica sulla terra.
Le riprese durarono in totale di 8 ore e 5 minuti. Si poteva così osservare per la prima volta il sito di allunaggio e molto altro ancora. Fu un momento davvero importante, un successo per la corsa allo spazio dell’Urss.
Tre anni e mezzo più tardi gli Stati Uniti inviarono per primi tre uomini sulla Luna.