C’è stato un momento, raccontano, in cui c’è mancato davvero poco che il capogruppo della Lega al Senato, Massimiliano Romeo, lasciasse la riunione sbattendo la porta. Segno che sul premierato, e le modifiche da presentare in Senato, il livello di tensione tra Fratelli d’Italia e il Carroccio resta altissimo. Formalmente il terzo vertice di maggioranza in tre giorni si è concluso con un’intesa. “E’ stato raggiunto un accordo all’unanimità fra tutte le forze politiche sulle modifiche da apportare”, ha detto il presidente della commissione Affari costituzionali, Alberto Balboni.

Questo però non vuole ancora dire che la partita sia sulle riforme costituzionali sia chiusa. “La proposta unitaria che abbiamo elaborato verrà sottoposta ai leader per la loro approvazione definitiva”. E’ la soluzione che consente a tutti di salvare la faccia in vista della scadenza del termine per la presentazione fissato per lunedì prossimo, di mostrare un’armonia che in circa un’ora e mezza di riunione non ha certo regnato sovrana. Il testo prevede la possibilità di un secondo premier (come voleva la Lega) ma solo in casi eccezionali e lascia all’eletto il potere di chiedere lo scioglimento, e dunque di mettere fine alla legislatura, che nel testo iniziale era soltanto nelle mani del successore. Un punto, questo, imprescindibile per Fratelli d’Italia. Insomma, la maggioranza di governo va avanti ma non senza difficoltà. Tanto che anche l’ultima riunione dedicata alle riforme costituzionali la tensione sarebbe salita al punto da spingere il capogruppo leghista a sostenere che tanto valeva tornare al testo originario (by Calderoli).

Tra Lega e Fratelli d’Italia sospetti incrociati

Il sospetto dentro Fratelli d’Italia è che quella della Lega sia una precisa strategia per non rendere troppo facile la strada di quella riforma su cui Giorgia Meloni ha puntato tantissimo e di cui vuole il primo ok entro le Europee. Allo stesso tempo, il Carroccio è convinto che il partito della premier non gli consentirà di incassare il via libera definitivo all’Autonomia prima dell’appuntamento elettorale di giugno. Di mezzo, ci sono almeno un altro paio di questioni che creano tensione tra Lega e Fdi e che si intrecciano inevitabilmente con queste due riforme: la possibile candidatura di Meloni alle Europee (che Salvini vorrebbe scongiurare) e la richiesta del leader leghista di prevedere un terzo mandato per i governatori per consentire a Zaia di restare alla guida del Veneto. Ma nel centrodestra si stanno giocando in queste ore anche altre partite, tipo la Basilicata. In attesa dell’ufficializzazione della data delle regionali (il 14 e 15 aprile o con l’election day dell’8 e 9 giugno) Forza Italia prova a chiudere definitivamente la partita della candidatura alla presidenza, blindando ancora una volta, e di nuovo attraverso le parole del capogruppo alla Camera, Paolo Barelli, l’uscente Vito Bardi. Nel centrosinistra, invece, l’ex ministro della Salute, il potentino Roberto Speranza, smentisce categoricamente le voci su una sua possibile candidatura a governatore e conferma il pieno sostegno al fondatore della cooperativa Auxilium, Angelo Chiorazzo.

Torna in primo piano la Basilicata

Dopo alcuni giorni nei quali la questione della piccola Basilicata era tornata un po’ in secondo piano per gli equilibri del centrodestra nazionale, è stato Barelli a far risalire l’attenzione sulle faccende politiche lucane: “Dopo Solinas in Sardegna, Meloni farà fuori anche Bardi dalla Basilicata? Bardi ha fatto molto bene, sarà lui il candidato, c’è già consenso su questo. Non ci saranno ulteriori tensioni, così come non ce ne saranno in Abruzzo e in Piemonte. Saranno delusi gli uccellacci del malaugurio che vogliono un centrodestra in crisi”. Parole che sembrano mettere un punto, ma che tuttavia saranno sicuramente argomento di discussione venerdì 9 febbraio, quando è previsto l’arrivo in Basilicata di Matteo Salvini. Il leader della Lega non ha mai smesso di spingere sul commissario lucano del partito, l’ex senatore Pasquale Pepe. In questi otto giorni potrebbe giungere la decisione finale anche sulla data delle elezioni, che spetta a Bardi: la sensazione è che con la certezza della sua ricandidatura (a questo punto sempre più probabile) la sua scelta ricadrà sul 14 e 15 aprile. Senza però mettere da parte Fratelli d’Italia che nel caso dovesse scegliere il candidato potrebbe puntare su un civico come il presidente di Confindustria lucana, Francesco Somma, o il prorettore della Luiss Francesco Di Ciommo.