Il settore della finanza decentralizzata è estremamente competitivo. Se la concorrenza è da considerare alla stregua di un vantaggio per gli utenti, lo è però soltanto sino a quando resta nei binari naturali, senza pericolosi deragliamenti.
Un caso di evidente deragliamento nella DeFi è rappresentato dal cosiddetto Vampire Attack. Il pericolo, nel suo caso, è rappresentato dal fatto che per effetto di un attacco di questo genere si può verificare addirittura il fallimento della piattaforma attaccata. Con il conseguente impoverimento dell’offerta disponibile sul mercato. Ma non solo.
Vampire Attack: cos’è?
Per Vampire Attack si indica l’offerta da parte di un protocollo DeFi di tariffe sensibilmente migliori rispetto ad un altro che propone analogo servizio. Un caso eclatante in tal senso è da considerare l’attacco portato da SushiSwap a Uniswap. Un attacco il quale ha praticamente causato la fuga di utenti dalla seconda piattaforma e conseguente trasmigrazione sulla prima.
Un vero e proprio travaso di risorse che interessa in particolare gli Automated Market Maker (AMM), ovvero le piattaforme decentralizzate che svolgono le operazioni di trading in automatico, contrariamente a quanto accade negli exchange centralizzati, fondati sul principio dell’Order Book.
All’interno degli AMM, la liquidità viene fornita ai pool da utenti invogliati a depositare criptovalute dalla prospettiva di un determinato rendimento. La situazione che si viene a creare è vantaggiosa per tutti: il protocollo ha liquidità sufficiente per alimentare gli scambi al suo interno, mentre gli investitori possono contare su una rendita passiva, proveniente dalle commissioni di transazione.
Il volume d’affari che viene conseguito per questa via è quindi notevole. Tale da destare gli appetiti delle piattaforme che adottano lo stesso principio dell’AMM. Per abbattere la concorrenza il metodo più rapido ed efficiente è rappresentato proprio dalla vampirizzazione.
SushiSwap vs Uniswap: un caso eclatante di vamipirizzazione
Come abbiamo ricordato in precedenza, il caso più clamoroso di Vampire Attack è stato mosso da SushiSwap nei confronti di Uniswap. Quando la seconda piattaforma ha iniziato a macinare dati eclatanti di TVL (Total Value Locked), SushiSwap ha deciso di passare all’attacco e drenarne clienti e fondi.
Per farlo ha innalzato gli interessi spettanti ai liquidity provider, i fornitori di liquidità delle pool, spingendo un gran numero di loro a ritirare i fondi da Uniswap per passare a SushiSwap. Basti pensare che nella parte iniziale dell’attacco l’APR (Annual Percentage Rate) proposto dalla piattaforma attaccante si attestava al 1000%. Non stupisce come in poche ore dal lancio SushiSwap avesse già raccolto 150 milioni di dollari in TVL, diventati un miliardo in un paio di giorni.
Non è tutto oro, ciò che riluce
La vicenda di SushiSwap ha poi avuto altre puntate non proprio edificanti, sino ad assomigliare ad una pochade. Risolte infine dall’intervento di Sam Bankman-Fried, il fondatore di FTX poi protagonista a sua volta di un clamoroso scandalo.
Ciò che è realmente importante è capire le implicazioni di un Vampire Attack. Proprio le modalità con cui sono condotti questi raid dovrebbero far suonare un primo campanello di allarme. In particolare, ci si dovrebbe chiedere perché una piattaforma è disposta ad offrire rendimenti pari al 1000% a coloro che decidono di bloccare i propri fondi al suo interno. Rendimenti che, chiaramente, non sono sostenibili, se non nel brevissimo periodo.
Il primo motivo che salta agli occhi è quello di una pratica concorrenziale aggressiva tesa a sconfiggere la concorrenza. Se il tutto si riducesse in questi termini, ci sarebbe poco da eccepire, considerato come la concorrenza dovrebbe essere norma nel mondo del business.
Il vero problema inizia quando dietro alla vampirizzazione di un protocollo si nasconde in realtà un rug pull. Ovvero una truffa che si conclude inevitabilmente con la scomparsa dei responsabili, non senza prima essersi impossessati dei fondi versati dagli investitori.
Un altro pericolo è poi rappresentato dalle ricompense in token che, in realtà, non valgono nulla, in quanto non c’è alcun interesse per loro, sul mercato delle criptovalute. Ecco perché occorre fare molta attenzione, di fronte ad offerte clamorose come quelle che caratterizzano i Vampire Attack.