La associazioni aderenti alla piattaforma #Città30Subito sono scese oggi in piazza a Roma per protestare contro la direttiva del ministro Salvini che, nei fatti, comprime fortemente la possibilità delle amministrazioni comunali di stabilire, nelle zone urbane, il limite massimo della velocità a 30 km/h.
La decisione del ministro delle Infrastrutture di regolare la materia è arrivata, come è noto, dopo l’avvio a Bologna del progetto di Città 30 voluto dal sindaco Matteo Lepore.
#Città30Subito, a Roma la protesta contro la direttiva del ministro dei Trasporti Matteo Salvini
Portando le sue rivendicazioni sotto la sede del ministero delle Infrastrutture, la piattaforma #Città30Subito – composta da Legambiente, FIAB-Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta, Salvaiciclisti, Kyoto Club, Clean Cities Campaign, ASviS, Amodo, Fondazione Michele Scarponi, Associazione Lorenzo Guarnieri, Fondazione Marco Pietrobono, Fondazione Luigi Guccione e Vivinstrada – ha voluto invece testimoniare la sua contrarietà alla linea imposta dal ministro Matteo Salvini, fermo nell’intenzione di varare la direttiva che nei fatti limita la possibilità di applicazione di Città 30 non solo a Bologna, ma anche nel resto di Italia.
Un’impostazione, quella del ministro, ritenuta dalle associazioni aderenti alla piattaforma come sbagliata e dannosa, come spiega in questa intervista per TAG24 Luca Polverini, consigliere nazionale di FIAB.
#Città30Subito, Polverini (Fiab): “Il ministro Salvini non ritiene la velocità un problema, e sbaglia”
Polverini, perché la piattaforma #Città30Subito ha deciso di manifestare oggi davanti al ministero dei Trasporti?
«Come piattaforma Città 30 lavoriamo oramai da anni sul tema della riduzione dei limiti di velocità in tutti i centri urbani. In Italia già esistono alcune città pioniere che, al di là del colore politico delle amministrazioni, hanno deciso di affrontare il problema della velocità sulle strade: tra le prime ci sono state Treviso, Olbia e anche molti comuni del litorale teramano.
L’arrivo di Bologna come Città 30, città metropolitana dalle grandi dimensioni, ha richiamato l’attenzione sul tema. Peccato che il ministro dei Trasporti italiano non ritenga la velocità come un problema e che abbia deciso di diramare una direttiva per imporre dei paletti molto restrittivi alle norme che permettono alle amministrazioni locali – e più in generale ai gestori delle strade – di ridurre in ambito urbano il limite di velocità a 30 km/h.
Per questo abbiamo deciso di darci appuntamento questa mattina di fronte al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, così da far sentire la voce di chi vuole che le città siano a 30 km/h».
Città 30, Polverini (Fiab): “Con i limiti di velocità gli incidenti mortali si riducono drasticamente”
Quali sono i vantaggi di una Città 30?
«Innanzitutto la sicurezza: a 30 km/h, in caso di impatto la probabilità di un pedone o un ciclista di morire è residuale, sotto il 10%. Con una velocità uguale a superiore ai 50 km/h, invece, la probabilità di decesso sale sopra al 50%.
Per questo chiediamo al ministero non solo di ritirare la direttiva, ma di effettuare un vero e proprio cambio di rotta. Le iniziative che tendano verso il rafforzamento del paradigma della sicurezza e della qualità di vita in ambito urbano dovrebbero essere incentivate, non ostacolate».
Siete stati ricevuti al Ministero?
«Una delegazione è stata ricevuta, seppur non direttamente dal ministro Salvini, la cui posizione rimane quella di contrastare le amministrazioni e gli enti che decidano chi in città decida si debba andare più piano, nonostante l’autonomia locale garantirebbe loro questa facoltà».
Città 30, Polverini (Fiab): “L’unica posizione ideologica è quella del ministro Salvini”
Il ministro Salvini parla di Città 30 come una misura ideologica. Crede ci sia una componente ideologica anche nell’opposizione del ministro?
«Il nostro punto di vista non è ideologico: casomai lo è la posizione di chi nega l’evidenza dei fatti. Si è arrivati addirittura a dire che la velocità sulle strade sia ininfluente. Questa affermazione, tuttavia, è in aperto contrasto con le direttive dello stesso ministero che, nelle precedenti legislature, aveva diramato delle linee guida proprio per auspicare la riduzione delle velocità in ambito urbano.
Questo tipo di richieste, peraltro, arrivano anche dal Parlamento europeo, il quale ha raccomandato alla Commissione europea di segnalare a tutti gli Stati membri come, in ambito urbano, la velocità ideale – dal punto di vista della sicurezza, dell’inquinamento acustico e dell’inquinamento atmosferico – sia 30 km/h.
Nella nostra battaglia noi ci richiamiamo a numeri, dati ed evidenze scientifiche. Venire accusati di ideologia è chiaramente un tentativo di ribaltare il paradigma della realtà».
Città 30, Polverini (Fiab): “Non è vero che le nostre macchine non riescano ad andare a 30 km/h”
Una critica che viene rivolta al modello di Città 30 riguarda la possibilità delle attuali macchine di sostenere una velocità così limitata. Cosa ne pensa?
«Credo sia una cosa che si commenti da sola. È evidente che la pubblicità delle case automobilistiche spinga molto sulle prestazioni dei veicoli: da sempre il mito della velocità è la miglior leva commerciale per vendere un auto.
Noi dobbiamo però andare a vedere i fatti. In ambito urbano la velocità media di circolazione si aggira tra i 15 e i 20 km/h, come certificano i dati ACI e Istat. Nessuno guida a velocità superiori, se non in brevissimi momenti.
Senza contare che, nel momento in cui c’è un limite di velocità che si decide di non rispettare, si fa una scommessa con la sorte. In caso di impatto, infatti, è ormai facilissimo dimostrare la velocità di marcia, la quale se superata comporta non solo sanzioni amministrative, ma conseguenze penali importanti che, in caso ci sia un decesso, arrivano al reato di omicidio stradale.
Per queste ragioni questo tipo di affermazioni a noi sembrano paradossali: come una macchina può andare veloce, può certamente andare anche più piano. Peraltro le auto più moderne hanno dei sistemi per cui è assolutamente possibile controllare la velocità. Le macchine ibride, poi, fino ai 30 km/h vanno solo con la batteria, e solo dopo si attiva il motore endotermico».
#Città30Subito: presto iniziative in tutta Italia
Come Rete Città 30 porterete avanti altre iniziative?
«La nostra piattaforma porterà la protesta avvenuta oggi a Roma città per città. Per noi è fondamentale parlare a livello locale, perché sono proprio le amministrazioni a poter fare la differenza, al di là del colore politico.
All’interno della nostra realtà sono presenti associazioni ambientaliste, organizzazioni a difesa dei ciclisti, dei pedoni e delle vittime della strada. Molto spesso anche associazioni commerciali: nella costa teramana, insieme a noi, un attore che ha contribuito fortemente all’obiettivo della zona 30 è stato Confesercenti».
A Bologna alcuni esercenti hanno però protestato contro Città 30. Che ne pensa?
«Questo purtroppo è uno di quei falsi miti legati alla riduzione della velocità. Noi sappiamo che spesso nei luoghi di interesse commerciale sia difficile parcheggiare e come in tante città, ad esempio a ridosso delle feste natalizie, si attuino iniziative per favorire il commercio di vicinato chiudendo le strade.
Questo per dire che, nelle città dove si è attuata Città 30, il commercio è rinato. Avere la possibilità di arrivare a piedi o in bici nelle zone dove ci sono attività commerciali favorisce evidentemente lo shopping, levando alle persone lo stress di trovare parcheggio o, ancora peggio, di fare di fretta perché l’auto è in doppia fila.
Il nostro invito è quello di verificare e approfondire, perché purtroppo alcune posizioni nascono sulla base di convinzioni che non corrispondono alla realtà. Noi non abbiamo alcun interesse a diffondere notizie non vere: non a caso ci basiamo esclusivamente sui dati Aci, Istat e, per l’incidentalità, per quelli forniti dalla Polizia di Stato.
Capiamo benissimo che il cambiamento fa paura, ma è importante anche dare la possibilità di toccare con mano i benefici che i progetti di Città 30 porterebbero. Per questo cerchiamo di portare avanti, innanzitutto, una campagna di informazione».