Proteste agricoltori, le iniziative di Alternativa Popolare per affrontare la crisi del comparto agroalimentare. Le immagini delle proteste degli agricoltori con i trattori arrivati a bloccare strade e autostrade in Europa e in Italia sono cronaca di queste ore, ma sono anni ormai che il settore vive tra continue emergenze dovute a politiche che non sempre tengono conto delle reali esigenze del settore, rincari di carburanti e mangimi e per ultimo almeno in Italia una maggiore pressione fiscale.

Proteste agricoltori, iniziative di Alternativa Popolare contro la crisi del settore

Tre le linee d’azione da seguire secondo AP: intervenire direttamente sulla filiera per diminuire i passaggi, confrontarsi direttamente con gli attori della filiera e in particolare con le aziende della grande distribuzione e sostenere i prodotti Made in Italy.

Intervista a Gian Battista Ronza (coord. AP Cuneo)

Tag24 ha ascoltato Gian Battista Ronza, coordinatore di Alternativa Popolare di Cuneo e esperto di Filiera Agroalimentare Made in Italy Ortofrutticoli, Freschi e Grocery.

D: Il comparto agroalimentare sta attraversando un momento di grave crisi in Italia e in Europa. Gli agricoltori hanno portato i loro trattori in piazza per protestare contro le politiche imposte dall’UE. Alternativa Popolare come intende affrontare questo problema che coinvolge tanti lavoratori in tutto il paese?

R: Lo scorso fine settimana si è tenuto il Congresso programmatico di Alternativa Popolare e il nostro coordinatore Stefano Bandecchi ha chiarito la nostra posizione sottolineando l’importanza del settore e degli operatori perché sono “quelli che ci danno da mangiare”. Ecco, per farlo è necessario che i terreni vengano coltivati ed è questo il focus della questione. La Ue ha proposto di mettere al riposo il 4% della superficie agricola in cambio di un indennizzo, praticamente dice: “ti pago e tu non coltivi”. Questo è un provvedimento che va proprio nel senso contrario a quella che è la tutela del territorio e la sostenibilità.

D: Questo è uno degli elementi che hanno portato gli operatori del settore a scendere in piazza, tra l’altro si parla di un rinvio della misura che prevede il riposo del 4% della superficie agricola, ma la questione e molto complessa e assume sfumature differenti a seconda della nazione.

R: Si, effettivamente si sta discutendo in queste ore anche perché ormai è un mese che sono in corso proteste. Iniziate dalla Germania per il costo dei carburanti e da lì si è innescato un procedimento a catena che è arrivato anche in Francia e poi in Italia. In Italia c’è anche il problema dell’Irpef sui terreni agricoli, dell’eccessiva lunghezza della filiera della distribuzione.

D: Lei è un esperto del settore, qual è secondo lei e secondo Alternativa Popolare la strada da intraprendere trovare una soluzione alle problematiche degli agricoltori italiani?

R: Penso che l’Unione Europea non sarà in grado di dare una risposta unitaria e delegherà i singoli stati a riorganizzare le loro problematiche agroalimentari. C’è poi un aspetto molto importante ovvero la distribuzione di ogni paese. Noi in Italia abbiamo una filiera molto lunga, ci sono vari passaggi prima che i prodotti arrivino sui banchi dei supermercati che stanno provocando degli aumenti a catena che, poi si riversano sul prezzo finale del prodotto. In più la distribuzione, ovvero l’ultimo passaggio, sta applicando rincari eccessivi. Nel comparto dell’ortofrutta ad esempio si registrano rincari da un 70% al 90%. Si arriva a trovare le mele a 3 o 4 euro al chilo, prezzo che non corrisponde a quando prendono gli agricoltori, ovvero 30/40 centesimi al chilo.

D: Cosa bisogna fare allora?

R: Bisogna ridurre la filiera e fare un’azione di monitoraggio in grande distribuzione per verificare i rincari. A questo proposito sarebbe sufficiente includere nei documenti di trasporto e nelle fatture il prezzo che prende il primo cessionario, ovvero, l’agricoltore. Da li in avanti, poi, è facile fare il controllo. Questa misura accorcerebbe i troppi passaggi speculari nella filiera e regolerebbe automaticamente i prezzi cosiddetti “impazziti” che si trovano principalmente nei vari canali distributivi ove i cittadini acquistano quotidianamente la maggioranza dei beni alimentari di consumo. Una formula operativa della proposta di riordino della filiera di tutto l’agroalimentare Italiano. E’ a beneficio delle produzioni agricole e di trasformazione e produrrebbe fin da subito l’abbassamento del costo carrello spesa del -20% e si aumenterebbe il potere d’acquisto dei consumatori facendo salire anche i volumi dei prodotti coltivati dagli Agricoltori.

D: State valutando altre iniziative da mettere in campo per sostenere il comparto?

R: Stiamo pensando di proporre delle soluzioni che siano definitive alle organizzazioni di produttori. Parleremo direttamente con le persone interessate e la cosa principale che vorremmo fare è dialogare con la grande distribuzione. Le aziende della grande distribuzione italiane vanno sensibilizzate a puntare sul prodotto italiano.  Abbiamo intenzione di dialogare con aziende distributive che concordino con il nostro pensiero e facciamo un’azione per ridurre la filiera che è molto eccessiva.

D: Finora abbiamo parlato molto di ortofrutta, ma un altro tema molto delicato è quello della filiera cerealicola?

R: In questo momento si sta parlando di non coltivare più grano in Pianura Padana e nelle altre regioni italiane. Ecco questo non va fatto assolutamente perché anche se costa di più di quello di importazione noi vogliamo mangiare pane e pasta con grano prodotto in Italia. Non per essere nazionalista ma perché i grani che arrivano dall’estero non hanno le caratteristiche che hanno il nostro, intanto hanno problematiche di muffe durante i lunghi trasporti in nave che rimane presente nelle farine dopo la macinazione. Noi dobbiamo agire per la nostra salute.