Cade oggi, venerdì 2 febbraio, la ricorrenza della morte di Philip Seymour Hoffman, talentuoso e acclamato vincitore del premio Oscar nel 2006 per la sua brillante interpretazione in “Truman Capote – A sangue freddo“. L’attore venne ritrovato senza vita all’età di 47 anni nel suo appartamento di Manhattan, a New York, Il 2 febbraio 2014, lasciando attoniti tutti i suoi i fan e l’intero mondo della cinematografia.
Philip Seymour Hoffman: oggi la ricorrenza della sua morte avvenuta il 2 febbraio 2014
Sono trascorsi 10 anni dal quel fatidico 2 febbraio 2014, quando il corpo senza vita di Philip Seymour Hoffman fu ritrovato nel suo appartamento al 35 di Bethune Street del Greenwich Village, quartiere nella parte occidentale di Manhattan, a New York. Attore riconosciuto come uno dei più talentuosi della sua generazione, era affetto da diverse dipendenze, tra cui l’alcol ed eroina. Più volte ricoverato in centri di riabilitazione, aveva perso la sua battaglia contro gli oppioidi nonostante molti anni di sobrietà, restando vittima di un mix letale di sostanze stupefacenti.
I suoi funerali si tennero il 7 febbraio nella chiesa di Sant’Ignazio di Loyola, nell’Upper East Side, la stessa di tanti altri riti funebri illustri, come quello di Jacqueline Kennedy. Alle esequie partecipano tantissimi volti noti del cinema americano, tra cui tra i quali Michelle Williams, Jake Gyllenhaal, Ethan Hawke, Joaquin Phoenix, Spike Lee, Cate Blanchett, Vanessa Redgrave, Meryl Streep, Julianne Moore e tanti altri. La circostanza che il rito fosse officiato in una chiesa cattolica destò qualche critica, non essendo nota la posizione di Hoffman nei confronti della religione. Ma le polemiche furono messe a tacere dal prete officiante, che dichiarò di essere da tempo amico e confidente del defunto.
L’eredità di Philip Seymour Hoffman
L’attore lasciò tre figli, Cooper Alexander, Tallulah e Willa, avuti dall’ex compagna Mimi O’ Donnell, costumista conosciuta nel 1999 sul set dell’opera teatrale “In Arabia We’d All Be Kings”, di cui Hoffman era regista. La loro relazione si concluse poi nel 2013. Il primogenito Cooper è diventato a sua volta attore, debuttando a 18 anni nel film del 2021 “Licorice Pizza” nei panni di Gary, ruolo che gli è valso una nomination ai Golden Globe del 2022. Il regista che lo ha tenuto a battesimo è Paul Thomas Anderson, lo stesso che diresse il padre in “Boogie Nights“, il film del 1997 che lo consacrò definitivamente a star hollywoodiana.
Nel testamento redatto prima di avere le due figlie più piccole, l’attore espresse il desiderio che il primogenito potesse vivere a New York, o che perlomeno visitasse la Grande Mela almeno due volte l’anno. “Lo scopo di questa richiesta è che mio figlio sia a contatto con la cultura, l’arte e l’architettura che questa città può offrire” scrisse nel documento il padre, che lasciò comunque a tutti e tre i figli un fondo fiduciario, mentre l’ex compagna fu nominata erede di tutti i suoi beni.
Una carriera folgorante e poliedrica
Amante della recitazione fin dall’adolescenza, Hoffman si diploma alla Tisch School of the Arts della New York University, per poi ricoprire diversi ruoli nei teatri di Off-Broadway. Al cinema debutta nel 1991 con un film indipendente, ma è il ruolo di George Willis Jr. nel remake del 1992 di “Scent of a Woman – Profumo di donna” a dargli la popolarità. Hollywood si accorge subito del suo innato talento e lo vuole in numerose altre pellicole di successo, da “Boogie Nights” a “Il grande Lebowski“, da “Magnolia” a “Il talento di Mr. Ripley“, passando per “Quasi famosi“, “Red Dragon” e “La 25ª ora“. In tutto sono 52 i film a cui prende parte, compresi i tre usciti postumi.
La mirabile interpretazione come protagonista in “Truman Capote – A sangue freddo” gli permette di conquistare il suo unico Oscar nel 2006, bissato dal Golden Globe. Una vittoria meritata grazie alla sua incredibile capacità di calarsi alla perfezione nei panni dello scrittore americano, assumendo non solo le sembianze fisiche e mimiche, ma anche la tipica parlata dell’eccentrico intellettuale. Con i film “La guerra di Charlie Wilson“, “Il dubbio” e “The Master“, ancora una volta diretto da Anderson, conquistò la nomination come Miglior attore non protagonista, senza però aggiudicarsi l’ambita statuetta.