Un’uomo armato ha fatto irruzione nell’edificio centrale di una fabbrica nel distretto di Gebze, vicino a Istanbul, e ha preso in ostaggio le persone presenti all’interno. Gli ostaggi sono stati salvati poche ore dopo e l’aggressore fu neutralizzato.

Turchia, irruzione di un uomo armato in una fabbrica: 7 ostaggi

Un’uomo armato ha fatto irruzione intorno oggi, 1 febbraio 2024, verso le 14:30 ora locale nella fabbrica della società americana P&G nel distretto di Gebze, a Kocaeli, vicino a Istanbul. È entrato nell’edificio principale di una fabbrica, operante nel settore dei prodotti per la pulizia e l’igiene personale, con una pistola in mano ed ha preso in ostaggio 7 persone. È stato accertato che 3 delle persone prese in ostaggio sono contabili dell’azienda, 1 persona è un project manager e gli altri 3 sono dipendenti della fabbrica.

Sul posto si sono recati il sindaco di Kocaeli, la polizia delle operazioni speciali e gli operatori sanitari. La strada dove si trova la fabbrica è stata chiusa al traffico di veicoli e pedoni per garantire la sicurezza del luogo. Il sindaco di Kocaeli, Seddar Yavuz, ha svelato l’identità dell’aggressore. È Ibrahim Y., un ex dipendente della fabbrica.

Le autorità turche hanno prima cercato una trattativa e poi sono intervenute arrestando l’aggressore. I 7 ostaggi sono stati salvati in serata.

Le prime ricostruzioni

L’aggressore, ex dipendente, sarebbe entrato nello stabilimento con la sua pistola. Successivamente, avrebbe preso in ostaggio le persone presenti nella fabbrica come atto di protesta contro gli attacchi israeliani a Gaza. Il sindaco ha affermato che:

L’obiettivo della persona era la richiesta di Israele di fermare i massacri a Gaza e di aprire la porta di frontiera con l’Egitto. 

Una foto dall’interno della fabbrica

Sui social media circolava una foto di Ibrahim Y., che posava accanto a un disegno di bandiere della Palestina e della Turchia fatte con lo spray su un muro, vicino alla scritta “Le porte si apriranno. Per Gaza o musalla o morte”.

Prima del suo arresto, l’uomo aveva anche condiviso post sui social media. Nel suo primo post si legge:

A partire da ora coloro che mi amano facciano solo una cosa, preghino per me come se stessero pregando per la Palestina.

Invece nel secondo post diceva:

Possono chiamarmi pazzo, possono darmi del terrorista o del traditore, ma io ci credo e voglio aprire quella porta.