Il docufilm “La notte che ha cambiato il pop” racconta la lavorazione di uno dei singoli più noti di tutti i tempi, “We are the world“, registrato nella magica notte del 28 gennaio 1985, quando 46 tra i più rinomati artisti americani dell’epoca si riunirono per prestare la loro inconfondibile voce al progetto musicale di beneficenza a favore dell’Africa. Il regista Bao Nguyen racconta la genesi di un evento formidabile, svelando dettagli e retroscena inediti. Dopo solo 3 giorni di programmazione su Netflix, il doc si è posizionato in vetta tra i titoli più visti.
We are the world – La notte che ha cambiato il pop: il documentario di Bao Nguyen sbanca Netflix
Sono bastati pochi giorni di programmazione a “We are the world – La notte che ha cambiato il pop” per far emergere il docufilm firmato dal regista Bao Nguyen tanto da farlo salire in vetta alla classifica dei titoli più visti su Netflix. Un colpaccio per la produzione americana, che ripercorre i preparativi di una delle notti più lunghe e intense del mondo della musica mondiale.
Filmati inediti, dietro le quinte, intoppi e peripezie, dialoghi surreali e incredibili tra le star più sensazionali del panorama musicale degli Anni ’80 e non solo. Nguyen, già regista di Be Water, il docufilm sulla vita di Bruce Lee, narra la storia di un evento unico nel suo genere, che ha avuto poche repliche nei circa quarant’anni successivi. Il racconto si snoda attraverso le immagini di repertorio e il commento di alcuni dei protagonisti diretti di quella magica notte passata in uno studio di registrazione a Los Angeles.
Davanti alla cinepresa si avvicendano volti noti come Bruce Springsteen e Lionel Richie, oltre a quelli di tecnici e produttori che quella notte avrebbero assistito alla genesi di un brano rimasto nella storia della musica. L’ensemble dei 46 musicisti partecipanti prenderà il nome USA for Africa, diventando il marchio di un’iniziativa benefica che fu la risposta americana al Band Aid, la super band creata a Londra per il Natale del 1984, appena un mese prima, da Bob Geldof. L’originale versione londinese produsse il brano “Do They Know It’s Christmas?” e diede vita nel luglio del 1985 a un altrettanto mitico concerto, il Live Aid.
Una notte mitica passata alla storia
L’evento nacque da un’idea di Harry Belafonte, desideroso di fare qualcosa per le vittime della carestia in Africa. Investito del progetto, Lionel Richie chama allora l’amico e produttore Quincy Jones, che guarda caso era in compagnia di Michael Jackson. Poche parole sono sufficienti per convincere tutti a far parte del progetto benefico. Richie e Jackson si mettono così al piano e compongono la canzone. Tutto è pronto per passare alla registrazione. Mancano solo gli artisti.
Decisiva la partecipazione di Lionel Richie in veste di conduttore al The American Music Awards. Subito dopo la fine dell’evento, vengono reclutati i principali artisti che avevano preso parte alla serata. Si ritrovano quella stessa notte negli Henson Recording Studios a Los Angeles. Un cartello appeso alla porta con su scritto “Check your ego at the door”, invita tutti a lasciare il proprio ego fuori e mettersi al servizio della comune causa benefica.
Il risultato sarà un pezzo passato alla storia: “We are the world” fu acquistato da quasi 20 milioni di persone in tutto il mondo, diventando all’epoca il singolo più venduto nella storia della musica e ricevendo anche 4 Grammy Award. Nessuno che abbia vissuto in quegli anni può dimenticare le immagini del video clip che immortala le registrazioni, in cui si avvicendano tra i tanti Bob Dylan, Paul Simon, Kim Carnes, Cyndi Lauper, Donna Summer, Ray Charles, Stevie Wonder oltre ai già citati Lionel Richie, Michael Jackson e Bruce Springsteen, invitato all’ultimo perché non faceva parte del gruppo di ospiti degli Awards.
I fondi raccolti dalle vendite di “We Are the World” ammontarono a oltre 100 milioni di dollari e furono interamente devoluti alla popolazione dell’Etiopia.