«Purtroppo il sottosegretario all’Interno, Emanuele Prisco, non mantiene le promesse», afferma Davide Baiocco, candidato sindaco di Alternativa Popolare per Perugia. «Infatti, Il 27 agosto 2023, Prisco aveva dichiarato alla stampa che, “entro l’anno, arriveranno trenta poliziotti in più, tra agenti (dai 10 ai 20) e ispettori (12)”. Noi di Alternativa Popolare abbiamo aspettato anche l’Epifania e, alla questura di Perugia, innalzata di rango – scusatemi il paragone calcistico – diventata di serie A sono finora arrivati appena una decina di agenti, dei quali alcuni dirottati sui commissariati di Foligno e Spoleto.
Con il mancato arrivo dei trenta poliziotti promessi per accrescere la sicurezza di Perugia, in particolar modo quella del pericoloso quartiere di Fontivegge in balìa di spacciatori e rissosi, il sottosegretario Prisco palesa la sua impotenza, la sua scarsa attenzione nei confronti dei Perugini e sostiene la nostra tesi: vista la drammatica situazione attuale, urge una iniezione di polizia privata, come il sindaco Stefano Bandecchi ha già fatto a Terni. Polizia privata che, ogni giorno, collabori attivamente con le nostre forze dell’ordine e che, con una sua capillare presenza, protegga i cittadini segnalando illeciti vari ai carabinieri e alla polizia e intervenendo sulla base dei poteri regolati dalla legge».
Sicurezza a Fontivegge, Baiocco (AP): “Al posto dei poliziotti, militari che non possono arrestare gli spacciatori”
«Però Prisco», continua Baiocco, «ha fatto anche di peggio. Consapevole di non aver mantenuto quanto promesso, annuncia – ricevendo il plauso dell’uscente sindaco Andrea Romizi, che in dieci anni di mandato ha fatto ben poco per la sicurezza a Fontivegge, del suo assessore alla Sicurezza il leghista Luca Merli e del candidato sindaco di Fratelli d’Italia, Margherita Scoccia – che arriverà ancora l’esercito, con i militari della cosiddetta operazione “Strade sicure” al posto della polizia e dei carabinieri. Per noi di Alternativa popolare è lampante che l’esercito può essere impiegato ovunque – in Libano, in Kosovo, in Bosnia, ai confini dell’Ucraina, nel Mar Rosso in operazioni di mantenimento della pace e stabilizzazione di situazioni degenerate, anche militarmente, in aree internazionali di crisi – tranne che a Fontivegge. Il motivo è semplice, così facile che ci permettiamo di spiegarlo all’onorevole Prisco.
È del tutto ovvio, infatti, che i militari dell’esercito hanno addestramento, competenze e profili professionali completamente differenti dai poliziotti e dai carabinieri. Perugia è una città con una consistente presenza di organizzazioni criminali, che la scelgono per riciclare i proventi delle loro azioni illecite, è una delle città d’Italia con il più alto tasso di morti per overdose. Tale situazione, sotto gli occhi degli abitanti del quartiere di Fontivegge che guardano gli spacciatori dalle finestre e se li ritrovano pure all’interno dei loro palazzi, richiede esclusivamente importanti attività investigative e non certo soldati fermi agli angoli delle strade. Perugia necessita di coordinatissime operazioni di intelligence, più volanti, più gazzelle e più arresti e non di camionette di militari fermi in una piazza, senza la possibilità di muovere un dito. Ritengo che il raddoppio della presenza di soldati in città, mentre la questura e i reparti sono in sofferenza continua per lo svuotamento degli organici, rappresenti la resa del governo Meloni sul fronte sicurezza.
Ricordiamo all’onorevole Prisco che gli arresti li fanno i carabinieri e i poliziotti, non i soldati che non hanno il ruolo di polizia giudiziaria e che, per legge, non li possono fare! Ma il sottosegretario, come al solito, preferisce buttare la palla in tribuna e spacciarsi per “salvatore della patria”. Purtroppo per lui, alle prossime elezioni comunali, i Perugini non abboccheranno…».