Niente amore sbocciato tra la Lazio e Kamada. E con ogni probabilità non sboccerà mai. Come un fiore di loto che non riesce a germogliare. Paragone non casuale, dato che in Giappone assume il significato di purezza e benessere.
Daichi a Roma tutto questo non l’ha trovato, anzi. Il centrocampista vuole proprio evitare di appassire, rimanere nella Capitale vorrebbe dire percorrere questa strada secondo il suo ragionamento. Ecco perchè, da parte sua, la decisione è stata presa: non ci sarà nessun rinnovo automatico, le parti si saluteranno e ognuno per la sua strada. Ad oggi senza possibilità di venirsi incontro.
La Lazio saluterà Kamada a giugno
In giapponese si dice “Michi”, vuol dire incognita. Quella che Daichi è stato per una Lazio che in lui sperava di riuscire a trovare il sostituto di MIlinkovic-Savic, mentre invece ha guadagnato solo un grosso punto interrogativo. Anche se veniva dall’ Eintracht Francoforte con i gradi di chi sapeva il fatto suo.
L’utilizzo del passato non è casuale, quel Daichi sembra provenire da lontanissimo, se non addirittura da un altro pianeta. Perchè in Germania era tutta corsa, qualità e inserimenti; alla Lazio insufficienze a raffica, dubbi tattici e confusione. Normale, visto che Kamada si aspettava tutt’altro tipo di avventura ed utilizzo.
Eppure gli inizi facevano ben sperare. Ovvio, il classico periodo d’ambientamento era da prassi, ma il gol vittoria contro il Napoli sembrava aver aperto le porte alla convinzione e alla fiducia nelle sue capacità. Invece fu l’inizio dell’ingresso dentro un buco nero da cui Kamada non riesce ad uscire. Ha difficoltà nell’immergersi nel ruolo di mezz’ala, lui che nasce come trequartista e che rispetto ai trascorsi all’Eintracht si ritrova sotto l’egida di un Sarri che tatticamente è un sergente di ferro.
Daichi ha fatto fatica, talmente tanta che inevitabilmente per lui si sono aperte le porte della panchina, scenario neanche minimamente pensato dal centrocampista, che il colpo lo ha subito eccome. Talmente tanto che non è riuscito ad usare la delusione come arma per riemergere. Dunque la scelta inevitabile: a giugno la Lazio e Kamada si diranno addio, ad oggi sembra essere l’unica strada percorribile. Il nipponico ha da la sua l’opzione per far scattare il rinnovo automatico, non la utilizzerà.
Le troppe panchine lo hanno ferito, buttato giù, vuole nuovi lidi per tornare a sorridere. Anche perchè i numeri parlano chiaro: Kamada ad oggi ha collezionato in totale 16 presenze in campionato, ma andando nel dettaglio delle percentuali, la realtà viene a galla: il giocatore è sceso in campo il 38% delle volte, per un totale del 39% dei minuti giocati, partecipando alle azioni da gol della squadra solo per l’8%, tra cui l’unico gol siglato al Maradona contro il Napoli. Rappresentazione di una storia mai iniziata sotto i migliori auspici.
Quale futuro per Kamada?
Daichi ha deciso, a fine stagione sarà addio. Il presidente spera in un ripensamento, ha puntato tanto su di lui, lo ha sempre difeso in ogni situazione, è convinto di avere tra le mani un ottimo giocatore a cui serve tempo per potersi esprimere a dovere.
Quel tempo che per Kamada però è scaduto, a meno che un exploit positivo nella sexonda parte di stagione cambi le carte in tavola. Una possibilità ad oggi remota, almeno vedendolo in campo. In alcuni momenti sembra addirittura essere impaurito nel rischiare la giocata, risultando un pesce fuor d’acqua che in campo corre senza solidamente presente.
Ha bisogno di aria nuova, non farà valere l’opzione di rinnovo. Come riporta il Corriere dello Sport gli estimatori non mancano, a partire dal Marsiglia di Gattuso, che gli occhi su di lui li ha messi e non da poco, anche se Kamada guarda verso altre direzioni. Il suo obiettivo è la Liga spagnola, dove secondo lui avrebbe modo di poter mettere in mostra al meglio le sue qualità. Real Sociedad e Valencia sarebbero pronte a sondare il terreno, d’altronde il giocatore arriverebbe a parametro zero. Lui intanto ha un solo obiettivo: sbocciare in quel fiore di loto che a Roma non si è mai visto.