Testare il codice prima di renderlo operativo su una blockchain è un vero e proprio obbligo per le aziende operanti nel settore. Non tutte, però scelgono la stessa strada per farlo. Tra le tendenze che stanno emergendo con sempre maggiore forza, infatti, è da registrare quella che vede protagonisti i canary network. Ovvero quelle reti canarino che sono destinate a sperimentare al proprio interno le modifiche al protocollo originario e le nuove funzionalità, prima che le stesse approdino sulla mainnet cui sono collegate.

Moonriver è un altro esempio in tal senso, tra quelli emersi nel corso degli ultimi anni. Si tratta infatti del network che è stato progettato per testare le novità prima di renderle operative su Moonbeam. Andiamo quindi a vedere più da vicino di cosa si tratti e quali sono i propositi alla base del progetto.

Moonriver: cos’è e cosa si propone

Moonriver è il canary network progettato nel preciso intento di fare da base per i test relativi al nuovo codice destinato all’operatività su Moonbeam, la parachain per contratti intelligenti basata su Polkadot e compatibile con la Ethereum Virtual Machine.

Si tratta in pratica di una parachain gemella costruita su Kusama i cui processi decisionali sono affidati ad una comunità, in maniera tale da garantire la necessaria decentralizzazione. Se ha il compito di testare le novità che approderanno poi su Moonbeam, Moonriver è comunque un’entità indipendente, destinata poi a svilupparsi in proprio.

A rendere ancora più interessate il progetto, è anche la presenza di una libreria di integrazioni popolata da servizi di infrastrutture come Chainlink e The Graph e asset come DOT e altri ERC-20. Una serie di integrazioni destinate ad aumentare in maniera esponenziale le potenzialità di Moonriver in ottica multi-chain.

Il token MOVR

Nell’ecosistema di Moonriver, un posto di riguardo spetta naturalmente al suo token nativo, MOVR. Si tratta di un utility token chiamato a ricoprire diverse funzioni. La prima delle quali è quella di supporto alla misurazione del gas necessario per l’esecuzione degli smart contract. Serve inoltre per la fornitura di incentivi ai collettori, il corrispondente dei miners, per spingerli all’aggiunta dei blocchi necessari per mantenere in sicurezza la rete.

Altra funzione chiave è poi rappresentata dal suo utilizzo nei processi di governo. In pratica, chi detiene MOVR è abilitato a partecipare ai processi decisionali interni a Moonriver. Proprio in questo modo viene garantito un sufficiente livello di decentralizzazione e democrazia interna che manca spesso in altri progetti.

Per quanto riguarda la tokenomics, è prevista una fornitura totale pari a 10 milioni di esemplari. Il fatto di aver previsto un tetto in tal senso configura Moonriver alla stregua di una soluzione deflazionistica. Un fattore che, a gioco lungo, dovrebbe riuscire ad avvantaggiarne il prezzo sul mercato.

Le prospettive di Moonriver

Come abbiamo visto, quindi, Moonriver si presenta con una funzione bene precisa: fare da banco di prova per le nuove funzionalità destinate ad approdare, in caso di esito positivo, su un’altra parachain, quella di Moonbeam.

Se all’apparenza si tratta di un progetto minore, anche alla luce del 237° posto detenuto nella graduatoria di CoinMarketCap, occorre però sottolineare che con il suo sviluppo il network sta rivelando caratteristiche estremamente interessanti. Tanto da delineare in futuro un percorso autonomo da quello della parachain gemella.

Di Moonriver si è peraltro parlato nelle ultime ore in relazione alle previsioni di un analista crypto, Bluntz, noto per aver previsto con assoluta precisione il minimo del 2018 per Bitcoin. Proprio lui ha indicato in 50 dollari il prezzo che MOVR potrebbe toccare ben presto. Considerato come al momento si trovi ancora intorno a 22 dollari, più di un trader ha quindi drizzato le antenne, per cercare di capire l’attendibilità di questa previsione.