Per aver sostenuto la mozione del 25 luglio nel 1944 che fece cadere Mussolini, il gerarca Dino Grandi fu condannato a morte in contumacia da un tribunale fascista della Repubblica Sociale Italiana, insieme ad altri prominenti figure del regime passato, durante il processo di Verona. Ma non fu quella la sua fine.
Come è morto Dino Grandi?
Dopo la Seconda Guerra Mondiale, Grandi si trasferì dalla Spagna al Portogallo nel 1943.
Processato nel 1947 come ex gerarca fascista, Grandi fu assolto dall’accusa di coinvolgimento in attività criminose.
Negli anni quaranta, la sua vita fu difficile in Portogallo, dando lezioni di latino mentre sua moglie lavorava come modista per sopravvivere. La fortuna tornò negli anni cinquanta, quando ottenne incarichi rappresentativi per la Fiat e divenne consulente per le autorità statunitensi. Si trasferì poi in America Latina, vivendo principalmente in Brasile come proprietario di una tenuta agricola.
Il suo rientro definitivo in Italia avvenne negli anni sessanta. Aprì una fattoria a Modena e si stabilì a Bologna, dove morì nel 1988 a 92 anni, tre anni dopo la pubblicazione della sua autobiografia politica “Il mio paese”.
Grandi è sepolto nel cimitero monumentale della Certosa di Bologna.